Quasi nessuno le ricorda più e poi i bambini ... non le conoscono affatto
Non lasciamole nel baule dei ricordi, tiriamole fuori, facciamole rivivere, tocca a noi maestri, rispolverare i loro tipici vestiti e farle conoscere alle nuove generazioni.
Un tuffo nel passato, per non dimenticare!
L'uso delle
maschere e in particolare della
maschera che ride risale ai riti antichi legati al Carnevale. Vi era la credenza che la risata, anche se finta,
allontanasse gli spiriti maligni. Il viso coperto consentiva poi all'uomo di
lasciarsi andare ad atti inusuali, a volte lussuriosi, quasi a richiamare gli antichi riti celtici in omaggio alla Madre Terra.
E forse è proprio da queste credenze che nascono alcune tra le maschere italiane più conosciute.
Arlecchino
Nativo di
Bergamo, servo
lazzarone e truffaldino in perenne litigio col suo padrone,
Arlecchino è tra le maschere più conosciute.
Stravagante e scapestrato, ma pieno di
astuzia
e di coraggio, soffre di una brutta malattia: la pigrizia. Maschera
nera sugli occhi, borsa di cuoio legata alla cintura e una spatola di
legno. Il suo
vestito è così
colorato perché, essendo povero, i suoi amici, in occasione del Carnevale, gli regalano dei
pezzi di stoffa avanzati dai loro costumi, in modo che potesse averne uno anche lui.
Colombina
Maschera femminile più nota,
Colombina è la maschera
veneziana compagna di Arlecchino. Ha un
carattere un pò civettuolo e malizioso, allegro e spensierato. Spesso è
bugiarda
e organizza imbrogli per rendere felice la sua padrona Rosaura a cui è
molto affezionata. Indossa un vestito a strisce azzurre e bianche con
sopra una giacchetta rossa e in testa porta una berretta a balze.
Pulcinella
È la maschera di
Napoli.
Pulcinella è una
figura brutta e goffa,
ha un gran naso adunco con una verruca, ha le gambe storte ed una gobba
davanti e una dietro. Porta il berretto a pan di zucchero, camiciotto e
pantaloni bianchi, larghi e comodi. Ha una maschera nera, babbucce
bianche con le punte all'insù ed una mazza di legno in mano. Gli piace
mangiare e bere, stare in ozio e divertirsi, è
furbo e impertinente. Viene spesso preso a bastonate, però è
simpatico a tutti.
Dottor Balanzone
Il
dottor Balanzone (da balanza, bilancia, allegoria della Giustizia) è la maschera tipica di
Bologna.
Parla moltissime lingue, ma i suoi discorsi sono un diluvio di parole,
spesso senza senso. Le sue idee sono piene di sentenze latine, di
proverbi sgangherati nella grammatica e nella sintassi,
ma pomposi, imponenti, tali da far restare a bocca aperta. Procede
imperterrito nei suoi discorsi senza spaventarsi delle colossali
baggianate che dice. Indossa pantaloni e camicia nera, porta un cappello
a tese larghe e sottobraccio ha sempre un librone.
Pantalone
Vecchio mercante
veneziano avaro,
brontolone ed estremamente
rompiscatole
che crede solo nel denaro e nel commercio: autoritario e bizzarro è
però facilmente raggirato dalla moglie e dalle figlie. Veste molto
semplicemente, con
camicione e calzamaglia rossi, mantello e pantofole nere; porta una maschera e una cuffia nera aderente che sembra un tutt'uno con la maschera.
Brighella
Come Arlecchino, anche
Brighella è di
Bergamo. Il suo nome deriva dalla sua caratteristica principale: quella di essere un
attaccabrighe,
sempre pronto all'insolenza e allo scherzo. Essendo un sentimentale,
gli piace consolare i poveri innamorati, specialmente i vecchietti dal
cuore tenero e dalla borsa piena.
Astuto, vivace e insolente è
vestito con giacca e pantaloni bianchi decorati da galloni verdi, ha
scarpe nere con i pon pon verdi. Ha mantello, maschera e cappello.
Gianduia
Originario di
Torino,
Gianduia
prende il nome da un simpatico contadino della provincia di Asti. Il
burattinaio che creò questa maschera girando per il Piemonte si imbattè
in un contadino simpatico,
arguto e furbo di nome Gioan d'la
douja perché nelle osterie chiedeva sempre un boccale di vino (in
dialetto piemontese douja) . Gioan vestiva una lunga giacca marrone
bordata di rosso, portava in testa un cappello a tre punte, il tricorno,
e aveva un
codino girato all'insù legato con un bel nastrino
rosso. Il suo nome fu presto abbreviato in Gianduia e divenne un
burattino di gran successo. Le caratteristiche principali di questo
personaggio buono e galante sono l'essere
amante del vino e della vita allegra.
Meneghino
Servo
milanese
senza maschera vestito alla popolana: giacca rossa e marrone, calzoni
verdi al ginocchio, calze a righe bianche e rosse, tricorno in testa e
un ombrello rosa.
Spavaldo a parole, ma cauto nei fatti è
all'apparenza egoista ma con un'anima caritatevole, sempre pronto a
rispondere alle domande spiritose. Il suo vero nome è Domenico, mentre
il diminutivo è "Domeneghin", ma è conosciuto anche con il nome Pecenna
perché strigliava certi italiani xenofobi.
Stenterello
La maschera di
Stenterello è stata inventata da
Luigi del Buono, un grande attore
fiorentino. Indossa una giacca blu, un panciotto giallo, pantaloni corti scuri; porta un paio di
calze spaiate, una rossa e una a righe bianche e azzurre, un cappello in testa e la parrucca col codino. E' molto
generoso
con chi è più povero di lui, è dotato di arguzia e di saggezza che,
unite all'ottimismo, gli fanno superare le avversità della vita. Spesso è
ricercato dai suoi creditori.
Capitan Spaventa
Conosciuto anche come
Capitan Fracassa è una maschera della
Liguria. Solitamente indossa un vestito a strisce colorate, completato da un cappello ad ampia tesa adornato da piume. Ha
lunghi baffi, un grande naso e al fianco gli pende un grosso spadone che non esita ad estrarre al momento giusto. E' infatti uno
spadaccino temerario che però combatte
più con la lingua che con la spada. Preferisce ferire con le parole, soprattutto quando prende in giro gli ufficiali.
Rugantino
Personaggio popolare del teatro
romano, il cui nome sembra derivare dal dialettale "ruganza " (
arroganza ). Rappresenta il
tipico popolano violento ma generoso,
er bullo de Trastevere, svelto co' le parole e cor cortello.
Sempre pronto a sbeffeggiare il potere costituito e a difendere coloro
che la miseria finisce col porre fuori legge. In origine ebbe costumi da
gendarme, e si ricollegava in questo ai Capitani della commedia
dell'arte, ma successivamente indossò panni civili.
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