Uno spazio solo per la scuola? NO, uno spazio tutto mio dove posso mettere quello che mi sembra giusto mettere. Sicuramente in cima c'è sempre la scuola, ma mi piacerebbe creare un luogo virtuale dove poter chiacchierare liberamente anche con le persone che mi vivono accanto ogni giorno, ma che spesso non riesco ad ascoltare, sorseggiando una tazzina di caffè.
mercoledì 8 febbraio 2012
Dove corrono le nubi?
Le nubi paiono sempre indaffarate. Avessero tutto loro da fare, dico. Invece devono solo rovinare un pic-nic laggiù, allagare qualche cantina lassù, intristire i prendi-sole di quella spiaggia qui e bagnare una sposa (fortunata) là.
A volte corrono, a volte camminano mollemente, a volte si rotolano nel cielo, sono quasi convinto di averne vista qualcuna gattonare. Soffici, lievi, pesanti, candide, plumbee.
E’ divertente osservarle quando giocano a nascondino, non è raro scorgerle mentre sbirciano dietro la cresta della montagna di turno. Quel loro vizio di volare non le facilita molto nel gioco. Poi corrono, per urlare “libera per tutti” e “Bimbi, piove, tutti a casa!!!”.
Un giorno le nubi iniziarono a correre tutte. Passavano veloci. Niente pioggia, niente fulmini, niente tuoni. Le vedevi filare nel cielo senza degnarti nemmeno di una gocciolina. Corrono, corrono, senza meta apparente.
I meteorologi impazziti, ma dove recano pioggia? Nessuno se ne faceva una ragione di quel vorticare nebuloso che non portava a nulla.
Arrotolate si sorpassavano, si spingevano, si accartocciavano, si sfilacciavano, si ammorbidivano, si abbatuffolavano, ma non stavano ferme un attimo. Anime in pena.
Corri di qui, corri di là, non si capiva più nulla, le persone passavano la giornata con il mento in su e presto il torcicollo fu globale, nemmeno il medico ci poteva fare nulla, bloccato anche lui a guardare quello sciabordio.
“Io vado”, in mongolfiera, come nella migliore delle tradizioni. Il suo sogno era il dirigibile, ma era troppo complesso trovarne uno funzionante. Si limitò al buon vecchio pallone aerostatico in dotazione al suo club di strampalati.
Si chiamava Elio e gli amici lo chiamavano elio-come-quello-dei-palloncini, un po’ per quella vocina stridula, un po’ per la sua passione per tutto ciò che volasse senza motore.
“Le nubi seguono le correnti”, disse, “quale mezzo migliore?”.
Partì una mattina nuvolosa, no, serena, nuvolosa, serena … va beh, facciamo MOLTO variabile.
Il pallone si gonfia, sale, scende, sale, scende, prende la corrente e va, s’arrovella, s’arrabatta, s’affretta, s’aspetta. Gioca con le nuvole, si diverte a colorarle mentre le insegue, come un pastello a cera nella panna montata.
Si diverte elio-come-quello-dei-palloncini, ma si rende conto dell’imprevedibilità bizzarra delle sue compagne di viaggio. “Dove corrono?”.
Seguì le nuvole, per notti e giorni, per mari, monti , pianure e laghi. Tutte le condizioni che solitamente influenzavano i movimenti delle nubi parevano non contare più nulla.
Fu un bel viaggio, perso nella morbida mutevolezza delle forme e dei colori. Nella nebbia lattiginosa e nel riverbero accecante. Sorrideva elio-come-quello-dei-palloncini, nella sua cesta.
Perso nell’interpretazione di una forma bislunga, eccolo: rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto.
“Laggiù piove, altrimenti non sarebbe possibile”.
Sorrideva elio-come-quello-dei-palloncini, guardando le nuvole che correvano per regalare l’arcobaleno al Sole dissolvendosi leggere in mille goccioline rosse, arancioni, gialle, verdi, azzurre, indaco e violette.
“Buon compleanno Sole, vivi felice e contento e passa a trovarci spesso, ci fa piacere”.
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