giovedì 31 gennaio 2013

2011 2012 2013

Ciao, Piccolo fiore.
Oggi raccontavo ai bambini la fiaba del Bucaneve e ho pensato intensamente a te.
Non mi chiedo perchè, io ho una memoria debole per le date, per le ricorrenze, ma quel fiore che sfida il vento, la tempesta, il gelo, mi ha fatto ripensare a te, che vivi nei nostri ricordi, che continuiamo ad amare, che portiamo come esempio, di forza, di tenacia, di lotta silenziosa, come quel fragile, indifeso fiore!

Solar Ship, dirigibile solare cargo

Per portare aiuti in aree isolate e remote - da Solar Ship


Frittata

Da quando a casa mia quasi tutti sono diventati vegetariani, diventa difficile trovare un secondo da variare e che stuzzichi la fantasia! Però questi suggerimenti non sono niente male .....

  4 frittate buonissime 

4 frittate buonissime

martedì 29 gennaio 2013

One Billion Rising

Il 14 febbraio in 189 paesi del mondo e in 70 città italiane un miliardo di persone balleranno insieme
- CorriereTv


«Mani narranti» un calendario aiuta la lettura

Immagine tratta dal calendario 

http://roma.corriere.it/roma/gallery/roma/11-2012/mani/01/mani-narranti-calendario-aiuta-lettura_72a61f80-3a42-11e2-8e20-34fd72ebaa93.shtml#1

Australia: coste sommerse dalla schiuma

Lo snowboarder che illumina le Alpi

Il fotografo e filmmaker Jacob Sutton ha immortalato in questo spettacolare video lo snowboarder William Huges, mentre "illumina" le piste di Tignes, in Francia. Huges indossa una tuta ricoperta di led illuminati, opera del "mago" del design e dell'elettronica John Spatcher. Per realizzare il video Sutton ha trascorso tre notti su una motoslitta a -25 gradi, a filmare e fotografare le discese illuminate di Huges. "Fortuna avevo con me una scorta di vin brulé" ha scherzato. Il risultato è un filmato davvero molto bello pubblicato su nowness.com



lunedì 28 gennaio 2013

Scopri La mia prima App: Alla festa con Tina Talpina

Il Sole24ORE presenta: una APP creata e sviluppata da Edizioni Erickson La mia prima APP: Alla festa con Tina Talpina!
SCARICALA SUBITO! 
LA prima APP studiata APPositamente per i piccoli "nativi digitali"!
Per bambini e bambine dai 3 anni in su. La prima APP studiata APPositamente per i piccoli "nativi digitali"! Dall'esperienza specifica di Erickson nel campo della didattica e dall'autorevolezza de Il Sole 24 Ore, un gioco educativo divertente e allegro per allenare e stimolare le competenze alla base dei processi di apprendimento. Scopri di più!



Imparare divertendosi! Imparare divertendosi! Organizza una splendida festa di compleanno insieme agli amici di Tina Talpina! I piccoli giocatori, coinvolti all'interno di un divertente contesto motivazionale, sviluppano e potenziano abilità di percezione e attenzione visivo-spaziale, localizzazione di figure nello spazio, coordinazione, destrezza e rapidità di movimento. L'applicazione contiene tre macro aree, suddivise in tre diverse attività graduate su livelli di diffIcoltà crescente. Ti aspettiamo alla festa!

domenica 27 gennaio 2013

Per non dimenticare...

http://www.altriconfini.it/2013/01/per-non-dimenticare/



Segnalo l'articolo scritto da un giovane amico giornalista che mi ha fatto pensare e ancora una volta riflettere sullo strazio totale, sullo scempio  di questa immensa follia

la politica



"La politica è servizio sociale, carità in atto".
Igino Giordani (1894 – 1980)
 
....preghiamo e diamoci da fare (per quanto è nelle nostre possibilità) perchè  i nostri politici comprendano e pratichino il contenuto di questa verità. Buona domenica da P.Sandro.
 
la politica? Brutta bestia, il male travestito da perbenismo perchè dietro c'è l'uomo e la sua parte peggiore.
Noi? Impotenti, forse la politica la drovebbero fare proprio le persone comuni, senza troppe lauree, ma con la vita vissuta sulle spalle, negli occhi, nel cuore, forse si potrebbe sperare di evitare la contaminazione!
letizia

sabato 26 gennaio 2013

immagini 3d

Foto che respirano, singhiozzano, foto che fermano il tempo, foto che profumano di rugiada e di tranquillità.

 immagini 3d 
clicca sull'immagine per vedere la pps
immagini 3d

venerdì 25 gennaio 2013

Buona giornata

"Quello che sorprende gli altri non è tanto quello che facciamo ma il vedere che siamo felici di farlo e sorridiamo facendolo".
Madre Teresa di Calcutta (al secolo Anjeza Gonxhe Bojaxhiu, 1910 - 1997)
 
 
........è una affermazione- richiamo che faccio a me stesso e che propongo anche a te. Un cordiale saluto e buona giornata! P.Sandro.

giovedì 24 gennaio 2013

"NON INSEGNATE AI BAMBINI"

dice Letizia 
 Quando si dice che nel Web c'è quello che cerchiamo,
è VERO,
quello che ci serve per affermare le nostre idee a volte disorientate da innumerevoli fattori,
è COSI'
grazie a questa collega di cui riesco a cogliere ogni sforzo, l'immenso amore verso i suoi piccoli alunni, la dedizione totale. Riesco a percepirli perchè li vivo, conosco la fatica delle ore passate a pensare, a ideare a strutturare sul blog le attività per donarle a chi come me e come tanti altri attingiamo alla fonte inesauribile della gioia, dell'entusiamo dei saperi da trasmettere.
Grazie cara Dada Pasticciona, avrei voluto prendere tutto, ma mi fermo a questo post che mi pare il punto di partenza più importante per innescare l'arte dell'educare partendo dal rispetto e dall'attesa!



dice Dada Pasticciona
I bambini  arrivano a scuola "già vestiti" di una propria identità, portano le loro acerbe esperienze ed i loro vissuti che li rendono unici, è come se avessero " l'intero albero genealogico" sulle spalle, vale a dire la cultura familiare, l'educazione che hanno iniziato a ricevere e con essa sono già evidenti i condizionamenti degli adulti che si prendono cura di loro, le ansie, le paure, le speranze...
Il compito di noi insegnanti? 

Cercare di fornire ai bambini tanti stimoli, liberi da condizionamenti; trasmettere l'amore per le cose belle; la passione per ciò che si fa, la gioia del fare e del fare assieme ad altri; ASCOLTARLI e star loro vicini guidando i loro passi ma non sostituendosi a loro, indicando la via ma lasciandoli liberi di scegliere in che modo percorrerla; dar loro amorevole sostegno e fiducia; consentirgli di sbagliare ed imparare dall'errore.
Per dirla con le parole di Gaber:


"Non insegnate ai bambini 
ma coltivate voi stessi il cuore e la mente 
stategli sempre vicini 
date fiducia all'amore il resto è niente."

Ricordiamoci sempre che i bambini ci guardano, impariamo prima di tutto ad amarci e prenderci cura di noi, coltiviamo la nostra cultura, la nostra mente, solo così potremo essere un buon esempio per loro.
Questo è il mio modesto parere.

TAIWAN VIETA IL COMMERCIO DI PRODOTTI DI FOCA: UN ULTERIORE PASSO NELLA BATTAGLIA CONTRO IL MASSACRO CANADESE

Taiwan, quarto maggior importatore mondiale di olio di foca e terzo di carne di foca, è il primo paese asiatico a vietare il commercio di prodotti derivati da mammiferi marini. Il divieto, entrato in vigore con un emendamento del Wildlife Protection Act lo scorso 9 gennaio, salverà la vita di innumerevoli creature marine, infliggendo un altro duro colpo alla sanguinaria industria canadese. Il paese infatti si unisce a Stati Uniti, Unione Europea e Russia che hanno già vietato il commercio di questi prodotti.

Secondo le stime dell’Humane Society International, tra il 2003 e il 2009 Taiwan ha importato ben 430,000 kilogrammi di olio di foca, numero che evidenzia la portata del commercio al quale il paese ha deciso di porre fine.

L’OIPA è attiva da molti anni su questo fronte, infatti già nel 2005 ha fatto sentire la voce dei moltissimi contrari al massacro delle foche consegnando al Console canadese 13.000 firme http://www.oipa.org/italia/caccia/fochecanada.html


 

dice Padre Sandro


"Il tuo prossimo non è chi conosci chi ti è amico o parente. Il tuo prossimo è chiunque abbia bisogno di te".
Jean Vanier (°1928)
 

martedì 22 gennaio 2013

Non lo sapevo

ma sicuramente non lo sapeva neanche mio figlio che a Roma ci vive ormai da 9 anni.

 La benedizione degli animali a San Pietro in occasione della tradizionale festa di Sant'Antonio Abate, il protettore degli animali (foto Jpeg)













per vedere le altre foto


http://roma.corriere.it/roma/gallery/roma/01-2013/santantonio/01/benedizione-animali-san-pietro_fbcdff48-60a9-11e2-bd7d-debf946ea0b6.shtml

Francesco Guccini



a distanza di anni, resta vivo e impressionante

«Tanto dolore, ma un'emozione unica» E il treno della memoria torna a casa

I 760 ragazzi pugliesi: «La nostra pelle ha sentito il gelo e le nostre orecchie il silenzio della morte»

 Il lungo viaggio del Treno della Memoria volge al termine, i 760 ragazzi sono rientrati in Puglia, si sono salutato tra baci abbracci e anche qualche lacrima. «Un’esperienza che ti segna dentro, che ti fa diventare migliore e che ti fa pensare tanto», dice Giada Ruggeri alla fine del suo viaggio. «Ci ritornerei in quella città straordinaria per rivivere le emozioni che ho provato, quel dolore struggente vedendo Auschwitz – continua Giada – e poi sentirsi dire "Come stai?" e non "Come è stato?". Adesso conta tanto, ma il viaggio non è finito, è appena iniziato!».
 
 
Da Auschwitz
LA REAZIONE - «I nostri occhi hanno visto quelle baracche, quel filo spinato. La nostra pelle ha sentito il gelo e le nostre orecchie il silenzio. Abbiamo la responsabilità della memoria, di non rimanere in silenzio. Abbiamo la responsabilità di combattere per tenere vivo il ricordo e trasformarlo in impegno quotidiano, affinché la consapevolezza degli errori del passato ci dia occhi, mani e voci per difendere il nostro presente», ci scrivono insieme i ragazzi del gruppo «D» prima di atterrare in Puglia. Michele Leone e Valentina Pennetta si fermano a riflettere sulla capacità dell’uomo di poter fare male a un suo simile: «Si dice che la perfezione sia sempre e solo nel bene, ma le fabbriche della morte costruite dall’uomo per i suoi fratelli provano esattamente il contrario, la perfezione del male». «Tornati. Gli occhi la fan sempre da padrona. Lacrime in quei campi. Lacrime negli abbracci con tutti i partecipanti nel momento dei saluti. Questi occhi oggi avranno nuovi sguardi. E il mio Paese avrà 760 altri, nuovi, forti Cittadini», scrive Paolo Paticchio, coordinatore dell’evento, che ringraziamo per il suo importante contributo per questo «diario di bordo» del «Treno della Memoria».

Elogio dell'arte di procrastinare (da leggere senza alcuna fretta)

Si può essere produttivi anche rimandando, a patto di farlo in modo «strutturato»

Altro che «fatelo e non pensateci», l'ansia si vince rinviando. La strategia è temporeggiare per poi affrontare la priorità

 

«Rimandare è meglio che sbagliare», scrisse Thomas Jefferson. Su questo principio dovrebbe concordare il filosofo di Stanford John Perry, autore del saggio The Art of Procrastination che sta entusiasmando gli americani. «Il problema non è il problema, - sostiene Perry - il problema è la tua reazione al problema». Dunque? Come reagire? Il consiglio è di non reagire, far finta di niente: procrastinare, rimandare, rinviare la soluzione del problema. L'illustre professore (e procrastinatore indefesso, rinviando per 17 anni la pubblicazione del suo libro), ha ideato la teoria della «procrastinazione strutturata», cioè il rimandare facendo altro. Temperare una matita? Dedicarsi al giardinaggio? Giocare a ping pong?

La strategia di Perry è più raffinata, non asseconda necessariamente la pigrizia e va valutata senza fretta. Se stilate (in tutta calma) una lista degli impegni dal più urgente ai meno importanti, il consiglio è quello di concentrarvi sui secondi, in modo da non dare a voi stessi e agli altri l'impressione fastidiosa (o angosciante) di essere inattivi. Solo così il senso di colpa verrà sconfitto e l'immagine pubblica resterà intatta. Insomma, non fare oggi ciò che puoi fare domani, meglio ancora dopodomani, ma a un patto: mentre il procrastinatore comune tenderebbe a non fare nulla, il temporeggiatore di Perry deve dedicarsi ad altro pur di evitare di fare ciò che dovrebbe assolutamente fare. Solo cercando di sfuggire alle priorità si finisce per sbrigare la gran parte del lavoro per affrontare poi trionfalmente e a cuor leggero l'impegno più urgente. Un gioco da ragazzi. Ovviamente, il procrastinatore strutturato (e produttivo) deve avvalersi di una buona dose di auto-inganno, giocando (con se stesso) sui diversi livelli di priorità.
D'altra parte, non è detto che l'arte di temporeggiare non produca risultati migliori della furia efficientista. Il dittatore romano....
http://www.corriere.it/cronache/13_gennaio_17/elogio-arte-di-procrastinare-di-stefano_894de3be-606f-11e2-bd7d-debf946ea0b6.shtml


 


App per bambini: Little Digits, MagiKites, Pepi Bath, Clayjam

(Premessa – Da un po’ i colleghi di Style Piccoli,  bimestrale di Rcs, mi hanno chiesto di tenere una rubrica sulle app per bambini. Quattro app ogni due mesi dunque, con impressioni un po’ più dettagliate su una di esse e tre brevi segnalazioni. D’ora in poi cercherò di riportare anche qui i testi. Di solito cerco di occuparmi di novità, ma non necessariamente e senza alcuna scientificità. In genere scelgo le app che mi hanno colpito per qualche motivo. O che – meglio – hanno colpito i miei tester di fiducia, Matteo e Ada)
Da Style Piccoli di gennaio/febbraio 2013:
Little Digits, dai 4 anni, per iPad, 1,79 euro – Link su iTunes   
                                                                
I tablet stanno facendo capolino nelle scuole. Con lentezza, per questioni di fondi disponibili ma anche di resistenze culturali. Eppure si parla poco, pochissimo di didattica applicata alle nuove tecnologie. Il tablet, ma anche le Lim (lavagne interattive multimediali) che invece a scuola sono ormai piuttosto diffuse, sono solo uno strumento, un supporto diverso da penna-biro-ardesia-gesso oppure devono andare a incidere in maniera più profonda sul modo di insegnare? La risposta giusta è la seconda ma i limiti da superare al momento sono tanti. Come possono e devono cambiare le materie scolastiche nella didattica digitale, soprattutto quando ci si rivolge ai più piccoli? Servono soprattutto buone idee. Una l’hanno avuta i tipi di Cowly Owl Ltd con questa app che vi proponiamo. Davvero un ottimo esempio, nella sua geniale semplicità, di come si possono sfruttare le infinite potenzialità del touchscreen in ambito educativo.
Le “cifrette” (Little Digits) del titolo di questa app sono quelle che i bimbi sono chiamati a ricreare a colpi di dita sullo schermo del tablet. Come funziona? Usando lo schermo multi-touch dell’iPad, Little Digits visualizza i numeri in base al numero di dita che stanno toccando lo schermo. Forse pochi sanno infatti che l’iPad rileva fino a 10 dita poggiate in contemporanea sul display. E allora, grazie a una serie di simpatiche animazioni, i bimbi possono avvicinarsi ai numeri e alla matematica in maniera divertente e intuitiva.  Sono presenti anche una serie di giochi che introducono semplici operazioni di addizione e sottrazione all’interno della prima decina. I bambini devono dare la risposta utilizzando sempre con lo stesso sistema descritto qualche riga più su.
Altro punto davvero apprezzabile dell’app, che mostra come gli sviluppatori abbiano lavorato con un pubblico di under 7 ben in mente, è l’assenza di ogni distrazione e di ogni pericolo. Non c’è alcun tipo di pubblicità né ci sono social network collegati all’app. Little Digits non contiene alcun collegamento verso l’esterno, ovvero verso il web: nessun rischio di uscire dall’applicazione e di finire su pagine non verificate da genitori distratti.  Non è possibile neppure effettuare acquisti in-app, un metodo quest’ultimo purtroppo abusato da molte baby-app, offerte gratis o quasi ai genitori ma con il “trucco” di richiedere poi acquisti ulteriori da effettuare all’interno dell’applicazione (in-app, appunto) per poter fruire di tutte le funzionalità.
L’app è tutta in lingua inglese e come tale aiuta i piccoli a familiarizzare anche con “one, two, three…”. Se volete però potete registrare i numeri con le vostre voci, per rendere ancora più familiare e personale l’esperienza al piccolo.
Infine un consiglio: dato che l’applicazione necessita dell’uso delle 10 dita è consigliabile disabilitare i gesti multitouch dalle impostazioni del tablet (le trovate toccando “Impostazioni”, poi menu “Generali”, “Gesti multitasking” e infine “Disattiva“).
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MagiKites – Gli Aquiloni Magici, per iPhone/iPad, da 3 anni, gratis – Link su iTunes


  Le iniziative di ebook illustrati per i più piccoli si moltiplicano sui tablet. “Gli Aquiloni Magici di Nonna Lina” inaugura la collana “made in Italy” MagiKites. E la partenza è buona. La storia (scritta da Manuela Raganati) di Nonna Lina, di Sofia, del Gatto Maiu e dei loro amici scorre fluida, scandita dalle poetiche illustrazioni di Alessandra Liberato. Il ritmo è pacato, molto adatto anche ai più piccoli, che possono sfogliare le pagine accompagnati da una musica di sottofondo e da una voce narrante in italiano o in inglese. I disegni sono affiancati da piccole animazioni e da suoni, che si attivano quando il bambino tocca con le dita gli elementi della pagina. Al termine dell’episodio si può giocare con il Memory di MagiKites, mentre gli autori danno ai piccoli lettori la possibilità di inviare i loro pensieri e i loro disegni all’email magikites@appsmob.com, con la promessa che i contributi verranno pubblicati sulle fanpage di MagiKites su Facebook, Twitter e Pinterest.

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ClayJam, dai 6 anni, per iPhone/iPad e Android, gratis – Link su iTunesLink su Play Store (Android)

Accanto alla moltitudine di app ludiche che clonano senza fantasia i bestseller (tipo Angry Birds o Cut the Rope o Temple Run), ogni tanto salta fuori un gioiellino che si distingue dalla massa. È il caso di ClayJam. Che lascia a bocca aperta fin dal primo approccio: tutta la grafica del gioco, dai titoli ai protagonisti e agli scenari, è interamente ricreata con la plastilina (clay), regalandoci un mondo morbido e colorato che agli appassionati di cinema d’animazione ricorderà le ambientazioni della Aardman Animations e dei suoi capolavori come Wallace e Gromit. Il gioco in sé poi è semplice e coinvolgente, adatto a tutte le età. Basta guidare il nostro eroe, un sasso di plastilina, attraverso livelli coloratissimi. Il  Sassolone avanza rotolando e deve schiacciare man mano i buffi nemici che gli si parano davanti. La missione è correre velocemente verso la fine del percorso, dove ci aspetta un mostrone finale da abbattere.
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Pepi Bath, dai 3 anni, per iPhone/iPad/Android/Kindle Fire, 1,79 euro – Link su iTunes - Link su Play Store – Link su Amazon App-Shop

Un gioco per spiegare l’igiene personale ai bambini. E magari aiutarli ad andare oltre i capriccetti che, inevitabilmente, possono saltar fuori quando scatta l’ora di lavare i denti o di fare il bagno. Pepi Bath è organizzato in quattro aree tematiche ma prima di tutto bisogna scegliere se giocare con una bambina o un bambino: un’ottima idea per immedesimarsi al meglio. Poi si passa finalmente alla scelta della “missione” da portare a termine. Il bicchiere con spazzolino porta il personaggio in bagno, dove oltre a lavare i denti potrà sciacquare le mani, tagliare le unghie, pettinarsi, pulire il naso. Con la carta igienica si arriva a una divertente sessione di “bisognini” sul wc. La vasca fa scattare l’ora del bagnetto. La lavatrice infine aiuta a familiarizzare con la necessità di togliere lo sporco anche dai vestiti. Ogni area si può affrontare a gioco libero, interagendo con gli oggetti sullo schermo. Ma c’è anche una piccola sfida per i bimbi più grandi: compiendo le azioni in una sequenza corretta si “completa il livello” e si ottiene un bell’applauso.

Londra sotto la neve

Una suggestiva nevicata ha coperto Londra e il nord della Gran Bretagna (Afp)

 per vedere altre immagini:

http://www.corriere.it/esteri/foto/01-2013/Neve/Londra/londra-sotto-neve_ca122330-6180-11e2-8866-a141a9ff9638.shtml#6

India: elefantino recuperato dal pozzo

Avventura a lieto fine


lunedì 21 gennaio 2013

«Mi chiamo Carlo e ho la depressione»

MILANO - «Si era presentata così. Mi svegliavo alle 4 del mattino e l’adrenalina che avevo in corpo per far fronte agli eventi di quel momento –il divorzio, la morte improvvisa di mio padre, la perdita di tre quarti dei miei clienti-, era completamente sparita. Ero scarico. Crollato. Volevo morire. Oggi so che si trattava di depressione reattiva». Carlo Aliverti, 50 anni, consulente aziendale, libero professionista, è un “facilitatore” dei gruppi di auto-aiuto di Progetto Itaca, Onlus di cui parla Corriere per Voi domenica 20 gennaio nella pagina dedicata alla Città del Bene.


Carlo AlivertiCarlo Aliverti
«Prima di approdare all’associazione che mi ha rimesso in sesto, e per la quale oggi sono volontario –continua-, sono stato in terapia due anni da uno psicoanalista junghiano. Senza risultati». Qual era il problema? Perché non funzionava la terapia precedente? «Nei gruppi di auto-aiuto nessuno ti guarda con lo sguardo attento ma un po’ vago dell’analista: in quello studio temevo che il terapeuta non capisse il significato di dolore, che non comprendesse il desiderio di morire che in quel momento mi accompagnava», spiega ancora Carlo Aliverti. «Quando sono arrivato in quest’associazione, dove chi aiuta ha ricevuto aiuto, tutto è cambiato –ricorda-. Solo chi ha conosciuto la realtà della depressione o degli attacchi di panico può aiutare, e infatti nel gruppo mi sono sentito subito capito. Non ero più escluso, giudicato, dannato, sfigato. La mia guarigione è iniziata così».

Adesso Carlo la racconta come se fosse facile. Ma, provate a immaginare una persona che si siede davanti ad altre sette e racconta che desidera solo morire. Tutti i giorni che Dio manda in terra. E da quelle sette persone arrivano l’empatia e la partecipazione che tre professionisti (tanti sono gli studi privati che Aliverti ha girato prima di rivolgersi ai volontari), non sono stati in grado di dare. «Prima avevo incontrato freddezza. La lucidità dei medici, ma nulla di umano, di vivo, cioè quello che a me serviva e che ho trovato nell’auto-aiuto –aggiunge il volontario-. Sono cambiato molto da quando ho frequentato i gruppi: ho imparato a confidarmi di più e ho capito che non è una debolezza ammettere quali sono le proprie fragilità».

I partecipanti ai gruppi di auto-aiuto, che siano persone sofferenti di disturbi psichici oppure loro parenti, si riuniscono ogni settimana portando testimonianze, sentimenti, sensazioni, pensieri da condividere. Nessuno giudica, nessuno critica: questa è la sola regola. «Il livello di comunicazione è molto forte e la parola ha effetto taumaturgico – conclude Aliverti-. La malattia psichica è in costante aumento: va riconosciuta e curata. Per questo andiamo nelle scuole per fare prevenzione: proiettiamo film come Beautiful Mind o Mr. Jones, che affrontano i temi della schizofrenia e del disturbo bipolare, e un mese dopo affrontiamo l’argomento con gli studenti. Regolarmente i professori ci dicono che nessun tema interessa i ragazzi come il disagio psichico».

La musica in viaggio per Buchenwald

Una storia dedicata all'avvio della Settimana della Memoria di Antonio Ferrari - rcd


domenica 20 gennaio 2013

Pillole

"Chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente perché comincia a credere a tutto".
Gilbert Keith Chesterton (1874 – 1936)
 
 
...buona riflessione ! P.Sandro

mercoledì 16 gennaio 2013

Cristalli di ghiaccio e Messaggi dall'acqua

Argomento del giorno:
Da un piccolo, lieve, breve, impalpabile fiocco di neve alla conoscenza visiva di un cristallo di ghiaccio amplificato.
Noi li abbiamo realizzati con la carta, piegata, tagliata e distribuita ai bambini che l'hanno delicatamente aperta, sviluppata e incantati hanno guardato "la forma a merletto" Poi su  quell'inesauribile canale "YouTube" ho trovato questo mini video sui cristalli e lo pubblico sperando che qualcuno dei bambini faccia questo giro passando dal blog della maestra





poi guardando in giro cercando di cogliere il meglio sull'argomento, mi sono fermata a questo video che mi ha lasciata così quasi senza parola!

martedì 15 gennaio 2013

"Un sasso nello stagno"

"Un sasso nello stagno" è il film documentario dedicato a Gianni Rodari, il noto scrittore per l'infanzia, pedagogista e poeta.
Gianni Rodari non ha necessità di presentazione alcuna neppure tra i bambini, rimane a tutt'oggi una fonte preziosissima nella didattica sia con le sue filastrocche a tema, che come fonte di ispirazione per altrettanti scrittori di filastrocche.
Il  video-promo della durata di sedici minuti, ripercorre le tappe della formazione di Gianni Rodari e l’evoluzione del suo pensiero poetico, è prodotto da Fondazione Aida con la collaborazione di Palco e Retropalco Rai 3, Rai Trade ed EDUCA per la regia di Felice Cappa.

Non rimane che gustare questi sedici minuti di poesia del linguaggio, intensa e vera come solo Rodari sapeva rendere la parola.




preso da        http://www.crescerecreativamente.org/2011/01/promo-del-film-documentario-su-gianni.html

domenica 13 gennaio 2013

Scelta insolita per una pugliese

Polenta

C'è aria di ricette del nord Italia in casa mia oggi!
Sicuramente ho una propensione per questo tipo di piatti considerando le mie origini miste tra nord e sud e sono comunque aperta a gusti gastronomici multietnici, speriamo di far contenti tutti!
Ho già pensato a un sugo da accompagnare la polenta fatto con sasicce e funghi. Ma! Non è la prima volta che preparo questo piatto, ma non ricordo bene l'indice di gradimento.
Si vedrà!
Vi passo la ricetta presa da "Giallo Zafferano"
Un po' di storia
La polenta è una ricetta tipica dell'Italia Settentrionale ed in particolar modo della Valtellina dove la tradizione della polenta è molto ricca e radicata.
Da sempre definita il "piatto dei poveri" la polenta sta alla base di molte delle ricette tipiche valtellinesi proprio grazie alla sua bontà e semplicità: la polenta, infatti, altro non è se non un impasto di acqua e farina di cereali, cotto in un paiolo.
Al contrario di quello che si pensa, la polenta non si fa solo con la farina di granoturco, ma può essere preparata con una grande varietà di cereali e addirittura con le castagne.
Le origini della polenta affondano le loro radici nell'antichità, al periodo in cui Cristoforo Colombo, di ritorno dall'America, portò con se una pianta fino ad allora mai vista in Europa: il mais o granturco.
Colombo spiegò che gli Indigeni delle Americhe usavano preparare una specie di composto a base di farina di mais e acqua, che veniva poi cucinato e arricchito con salse, legumi, carni o formaggi.
Un volta coltivata, la pianta del granturco, cresceva molto prosperosa nella parte settentrionale della nostra penisola e proprio per questa grande abbondanza, insieme al basso costo, divenne l'alimento preferito dei poveri e soprattutto dei contadini che la coltivavano.
Poichè la polenta ha un sapore molto "neutro", facilmente adattabile, i contadini trovarono mille varianti per combinare questo alimento, molto nutriente e poco costoso, con altri piatti già esistenti.
Addirittura, col passare del tempo, la polenta prese il posto del troppo costoso pane nell'alimentazione dei contadini.
Ad un certo punto la polenta divenne un piatto talmente comune che in alcuni posti non si mangiava altro e durante il periodo della pellagra si scoprì che, coloro che si nutrivano solo di polenta senza accompagnarci un qualsiasi altro alimento, si ammalavano prima a causa di carenza delle sostanze necessarie all'organismo per difendersi dalla malattia.
Al giorno d'oggi, le ricette a base di polenta che ci sono state tramandate dai nostri connazionali montanari, sono veramente tantissime e tutte buonissime: dalla polenta fritta, alla polenta e osei, per concludere con le famose polente concia e taragna.

La ricetta

 Preparazione

Polenta
Per preparare la polenta iniziate mettendo su fuoco vivo una pentola con l'acqua salata e portatela ad ebollizione.
Aggiungete quindi un cucchiaio raso di sale grosso (1), 1 cucchiaio di olio extravergine di oliva (2) e la la farina gialla un pò alla volta (3), molto lentamente per non provocare la formazione di quei fastidiosi grumetti chiamati in gergo tecnico "fraticelli", e iniziate a mescolare il tutto con un bel mestolo di legno.
Polenta
Continuate a mescolare sempre nello stesso verso, miscelando lo strato più profondo con quello più superficiale fino ad amalgamare il composto per bene (4). Se la polenta comincia a diventare troppo dura e compatta, allora aggiungete un mestolo d'acqua calda per renderla più morbida.
Dopo circa 40 minuti, durante i quali voi avrete continuato a girare imperterriti la polenta, questa inizia a staccarsi dai bordi della pentola (5) ed in teoria potrebbe già essere servita in tavola ma, la polenta più si cuoce più viene buona quindi continuate la cottura per altri 20 minuti.
Terminata la cottura, la polenta si versa sul tradizionale tagliere in legno (6) e si porta in tavola calda, già tagliata a fette.

■ Consiglio

Questo piatto si presta particolarmente bene ad essere accompagnato o accompagnare carni, verdure, pesce e sughetti vari, tutti frutto della fantasia popolare.
Per preparare la vera polenta, oltre agli ingredienti genuini, bisognerebbe avere anche la strumentazione adatta: gli strumenti più importanti sono sicuramente il paiolo che, secondo la tradizione, deve essere assolutamente di rame ed il tradizionale mestolo per girare la polenta chiamato "mescola".
Inoltre, molto importante è anche il modo di tagliare la polenta che deve essere affettata con un filo di cotone da cucito, che si tende serrandolo tra le dita e si affonda nella polenta provocando così un taglio netto, preciso e pulito.

■ Curiosità

La polenta, oltre ad essere un piatto molto amato nell'alta Italia, è anche molto apprezzato all'estero dove sono presenti molte varianti di questa gustosa ricetta.
Tra le zone di più larga diffusione abbiamo la Svizzera, l'Austria, e la Croazia, dove la polenta viene chiamata "palenta" o "pura", la Slovenia e la Serbia, dove viene chiamata "palenta", la Romania, dove primeggia la "mamaliga", la Bulgaria e la Corsica, dove prende il nome di "pulenta", l'Argentina, il Brasile ed il Messico, dove viene chiamata "angu".

BUON APPETITO

giovedì 10 gennaio 2013

«Mia madre mi ha regalato le ali Ho imparato a vivere con serenità»

La ballerina nata senza braccia: ha lottato perché anche gli altri vedessero quante cose avrei potuto fare 

In questa pagina pubblichiamo un intervento di Simona Atzori, ballerina, pittrice e scrittrice milanese, senza braccia dalla nascita. Simona ha perso la mamma Tonina il giorno della vigilia di Natale. In queste righe racconta il rapporto speciale che ha vissuto con lei e il ruolo fondamentale che sua madre ha avuto nella battaglia combattuta assieme alla figlia per superare le difficoltà e raggiungere traguardi che sembravano impensabili.

«Le sue braccia sono rimaste in cielo e nessuno ha fatto tragedie» ha scritto il grande e caro amico Candido Cannavò, cogliendo in una semplice frase il senso più grande della mia vita. Sono nata così, senza le braccia, da due genitori straordinari che mi hanno accolto senza tragedie, ma con tanto amore e positività. Siamo cresciuti insieme, creandoci un mondo che rispecchiava la nostra prospettiva, con le mie «mani in basso» e con la voglia di trovare il nostro posto in questo mondo, che a volte fa fatica ad accorgersi di quanto sia bello e prezioso il fatto che tutti noi siamo diversi.
Due braccia che all'apparenza non ci sono, ma che diventano 4, poi 8, poi mille e poi infinite perché hanno il desiderio di accogliere tutte le braccia che hanno voglia di donarmi il loro amore e il loro aiuto.
Non so esattamente cosa abbia provato la mia mamma la prima volta in cui mi ha tenuta tra le sue braccia, ma so con certezza che da quell'istante lei mi ha scelta per la seconda volta come sua figlia, per donarmi tutto il suo amore e farmi crescere con serenità.
«Vivi la tua vita con serenità, come ho sempre fatto io», mi ha detto un giorno la mia mamma. Parole preziose che mi accompagnano ogni giorno e che ora hanno acquistato un senso ancora più grande. Insieme a lei sono cresciuta e ho sognato, credendoci così tanto e impegnandomi in ogni momento della mia vita, ma sempre con lei al mio fianco. Quando ci dicevano che non potevo fare qualcosa, io la guardavo e lei mi sorrideva dolcemente e mi diceva «sì» con la testa e non mi serviva altro. Sono diventata una pittrice e una danzatrice insieme e anche grazie a lei, perché non ci siamo mai arrese.
Il 24 dicembre la mia mamma ha concluso il suo viaggio in questa vita. Quando le persone lasciano la terra alla vigilia di Natale si dice che stiano accompagnando la Vergine nella nascita di suo figlio. Il pensiero che lei non abbia smesso di essere madre mi ha dato quel senso di serenità che lei mi aveva augurato. Però non basta, il dolore che si prova quando si perde la propria mamma è qualcosa che non si può spiegare e nemmeno immaginare prima.
Ora ho due braccia in meno. Lei mi ha tenuto stretta tra le sue braccia il giorno in cui sono venuta al mondo ed io le ho tenuto la mano nel suo ultimo respiro. La sensazione di solitudine che mi pervade è immensa, in alcuni momenti è dolorosa anche fisicamente.
Molti dei miei gesti quotidiani erano fatti insieme a lei. Le sue mani erano davvero anche le mie nel modo più spontaneo e sincero possibile. Una sensazione che solo una mamma può provare quando il proprio bambino è piccolo, ma una sensazione che le mamme che hanno un figlio con delle necessità particolari provano tutti i giorni, anche quando i propri figli non sono più bambini. Ora questi gesti mancano come l'aria che respiro e assumono un significato diverso. Ho avuto sei mesi di tempo per abituarmi a questa mancanza, da quando questa malattia ha reso il suo corpo così debole. Sono stati mesi che sono serviti a lei per vedere che potevo farcela e che potevo volare, come lei mi diceva sempre. «Tu devi volare...», ci ha creduto sempre, in ogni istante della sua vita, anche quando aveva tutti contro. Non si è mai arresa e ha lottato insieme a me perché gli altri potessero vedere quante cose la sua bambina sapeva e poteva fare. Ha lottato fino alla fine nel modo più dignitoso e straordinario possibile. Amava la vita e non si poteva arrendere dopo averci creduto così tanto. Il suo corpo non ce l'ha fatta, ma il suo spirito è ancora vivo. È vivo dentro me e tutte le persone che l'hanno amata e apprezzata come donna, moglie, madre, nonna e amica.
Sapevo che ci sarebbe stato un «dopo di lei», ma non lo immaginavo, non così presto e non dopo tanta sofferenza. E ora questo momento è arrivato, non è più un «dopo» ma un «adesso». Sento che mi ha lasciato tutti gli strumenti necessari per vivere e volare come voleva lei, come mi ha insegnato lei e lo devo fare proprio senza di lei. Non so ancora come farò, ma so che lo devo fare anche per lei.
In questi anni di attività artistica sono spesso venuta in contatto con realtà impegnate nel realizzare progetti e servizi per garantire un futuro sereno alle persone con disabilità e ai loro familiari. Progetti importantissimi e fondamentali per molte famiglie che altrimenti non saprebbero come fare. È già difficile per un figlio sopravvivere alla morte di un genitore, poi per un figlio che ha vissuto tutta la vita con l'aiuto amorevole e spontaneo dei suoi genitori, trovarsi senza è come morire. Chissà quante volte la mia mamma avrà pensato al momento in cui non sarebbe più stata lei a «donarmi» le sue mani e quante preoccupazioni che non mi ha mai fatto percepire. In questi anni mi ha aiutato a costruirmi delle basi su cui fondare la mia vita, sapendo che mi avrebbero aiutato anche nel momento in cui lei non sarebbe più stata accanto a me. Lo ha fatto in mille modi e forse solo ora lo comprendo realmente, perché lei non c'è più, ma tutto quello che abbiamo costruito resta e ora sta a me portarlo avanti.
Questa è la prova più grande della mia vita, è come se fossi nata una seconda volta, senza le sue braccia di madre, ma con le braccia di tante altre persone che mi circondano e che non mi permettono di sentirmi sola. Ho tutti gli strumenti per ricominciare questa vita e li ho costruiti tutti con il suo sostegno. Ora devo volare da sola... Ce la posso fare, perché lei ci ha sempre creduto e io continuerò a crederci anche per lei.
Simona Atzori

domenica 6 gennaio 2013

La Befana della Gioia

VA' A PREDERE LE TUE COSE
CREDERE NELLA BEFANA 
COSTA FATICA 
mi disse la vecchina!
QUALE FATICA?
Risposi io ...
LA FATICA DI ESSERE BAMBINI.
E ALLORA guardando la vecchietta
COME FACCIO A TORNARE BAMBINO?
SEMPLICE rispose lei
CREDI AI TUOI SOGNI 
LA GIOIA ABITERA' IL TUO CIELO
E TORNERAI FANCIULLO!
POI D'UN TRATTO MI INDICO' IL CAMINETTO
Mi voltai, vidi una calza appesa ad esso
Andai di corsa a frugare dentro
un biglietto ...
"TI LASCIO UN PENNELLO,

TI LASCIO I COLORI

DIPINGI IL TUO PARADISO

E POI ENTRACI"

La Befana

Lettera alla Befana


 




Lettera alla Befana

Mia carissima, dolce Befana, che rammenti la nonna Peppina,
che il mio viso al suo cuor ben stringeva e la fiamma, nel camino, attizzava. Ricamava con le mani rugose, fazzoletti e tovaglie di lino,
poi pian piano nel calor si assopiva e la tela fuggiva di mano.
Io giocavo ai suoi piedi col micio, dal cestino rubando del filo
per sognare i colori del mondo ben creando un intreccio sottile.
Quanto tempo è passato da allora, quante cose son successe costì,
quanti visi son velati dall'ombra di un cammino che non torna più qui!
Quando prossimo era il tuo arrivo, mi celavo zitta dietro al divano,
per carpire segreti e misteri, per spiar l'aria magica invano!
Bamboline di pezza sottile, coi capelli di lana o cotone
e per labbra un ricamo scarlatto e negli occhi due azzurri bottoni.
Bei micetti di legno lucente, scarpe in feltro tutte assai decorate
come quelle che zia Pina portava, che in Tirolo aveva trovato!
Quante notti, senza occhi indiscreti, mamma e nonna vegliavano sì
dopo avermi baciato la fronte ed il viso carezzato così,
ben passate a ciò preparare pel sorriso vedere spuntare.
Mi ricordo un vestito rosso fuoco coi calzetti di lana in pariglia,
una bambola a uncinetto ed un cane con gli avanzi del maglione di Attilia. Or son mamma, cara , dolce Befana, ed il mondo mi spaventa un pochino, non c'è più quella cara sottana che ogni giorno mi stringeva vicino! Sono io, ora a chiederti aiuto, ma non tanto per portare regali di cui oggi i ragazzi son pieni, ma assai vuote restan ognora le mani! Fammi ancor riprovar quei momenti, e quei brividi di sana emozione, fa ch'io possa risentir quelle voci, ritornare, anche in sogno agli ambienti dove tutto era magico e lieve.
E' una mamma che ti chiede il tuo aiuto e che spera ancor di donare
qualche cosa che al cuor faccia bene qualche sogno da non cancellare Perché, credimi, cara Vecchina, con i sogni si vive di più
Fa ch'io possa ai miei figli donare l'emozione che mi hai dato tu
E ti giuro che sarò proprio buona, come sempre, mi hai detto da lassù


Veronica Balboni