giovedì 31 ottobre 2013

Dedicato a tutte noi

Poesia di Gerda Klein, madre di una ragazza Down. Come una rosa blu (Gerda Klein) Jenny è una bambina….. un’adorabile bambina. I suoi occhi sono nocciola, i capelli un po’ più scuri. Se i capelli le cadono sugli occhi, li scosta. Ma la mano non và diritta alla fronte, prima si curva come un fiore al primo schiudersi dei petali, poi scosta i capelli dagli occhi. Jenny è diversa. Diversa ? Si, diversa da quasi tutte le altre Ma chi ha detto che tutte le persone debbano essere uguali ? Pensare, agire, apparire uguali ? Per me Jenny è come una rosa blù. Una rosa blù ? Avete mai visto una rosa blù ? Ci sono rose bianche, e rose rosa, e rose gialle, e una infinità di rose rosse. Ma blù ? Un giardiniere sarebbe felice di avere una rosa blù. La gente verrebbe da lontano per vederla. sarebbe rara, diversa, bella. Anche Jenny è diversa. Ecco perché, in qualche modo, è come una rosa blù. Quando Jenny giunse a casa dalla clinica, “una bambolina rosa, morbida e paffuta” piangeva spesso, più spesso degli altri bambini. Perché ? Chissà, forse vedeva ombre diverse che la spaventavano. Forse udiva suoni a lei sconosciuti. Quando fù più grandicella, stava sempre accanto alla mamma e le si attaccava alla gonna. Per un uccello così, volare è difficile: ci vuole più forza, più fatica, più tempo. Per un uccello con le ali normali volare è una cosa scontata, ma un uccellino con le ali corte deve impegnarsi molto per imparare. Non importa cosa. Ma c’è un’altra Jenny, una Jenny che, in un triste pomeriggio d’inverno, siede in poltrona e si dondola, con la sua bambola fra le braccia. E’ molto turbata, è confusa. Lentamente mi dice: “ mamma, Sally ha detto che sono ritardata. Che vuol dire, mamma ? Ritardata ? I bambini dicono ritardata, e ridono. Perché ridono, mamma ?” Sapete, quando un gattino perde la coda l’udito gli si fa più acuto, dicono. E’ vero che la coda aiuta un gattino a correre più veloce, ma un gatto senza coda ci sente meglio e avverte i passi che s’avvicinano molto prima degli altri micini. Ma alcuni non sanno che un gatto simile può avere un udito tanto acuto; vedono solo che gli manca la coda. Certi bambini sono crudeli e guardano fisso, e prendono in giro: “gatto senza coda ! “ A volte Jenny correva dalla mamma e le si aggrappava stretta, così, senza una ragione, o almeno senza una ragione chiara per noi. Pian piano capimmo che il mondo di Jenny era un poco diverso, un mondo, in un certo senso, a noi ignoto. Cominciammo a pensare che vivesse in un mondo nel quale potevamo non sentirci a nostro agio. Entrare in quel mondo è un po’ come andare su un altro pianeta. E’ come se Jenny vivesse dietro uno schermo, uno schermo che non riusciamo a vedere. Forse ha colori magnifici, forse quei colori, a volte, distraggono Jenny dal prestare attenzione a quel che diciamo. O forse ascolta una musica che noi non possiamo sentire. I pesci hanno un linguaggio e una musica tutta loro, portata dalle onde, dicono. Una musica che noi non possiamo udire perché non abbiamo orecchie abbastanza fini. Si, forse Jenny ode suoni che noi non udiamo, forse è per questo che a volte balza in piedi e intreccia misteriosi passi di danza. Jenny è come un uccellino, un uccello dalle ali molto corte, mi capita di pensare. Ci sono molte cose che Jenny non capisce. E ci sono molte cose di Jenny che gli altri non capiscono: che Jenny è come un gattino senza coda, che Jenny sente una musica diversa, che Jenny ha le ali corte, che Jenny deve essere protetta. Jenny è come una rosa blù, delicata e bellissima, Ma le rose blù sono così rare che ne sappiamo poco, troppo poco. Sappiamo solo che hanno bisogno di essere curate di più. Di essere amate di più

martedì 22 ottobre 2013

Il nostro FILM

E' da un po' che non scrivo sul mio blog, galeotto l'altro blog http://spaziperbambini.blogspot.it/ che ho creato per la nostra scuola e che si sa assorbe e succhia energie, ma non ho mai pubblicato il film che abbiamo realizato fluttuando tra "ARTE e TEATRO" e che ha visto la sua degna conclusione in questa realizzazione non proprio amatoriale, perchè per proiettarlo siamo andati in un cine/teatro vero, con palcoscenico, sipario, quinte, tutto quello che i bambini avevano appreso astrattamente, convertito in consapevolezza con premiazione finale di un regista locale. Quanta emozione per grandi e piccini e per i genitori...SORPRESA gioiosa!



sulle ali dell arte from Scuola e...dintorni on Vimeo.

martedì 1 ottobre 2013

Quando il bambino ha paura del dottore

http://www.corriere.it/salute/pediatria/

I consigli della psicologa: «Mai mentire e non minimizzare la paura». E il pediatra dovrebbe coinvolgere il bimbo nella visita

«No, dal dottore non ci vado». La frase è un classico in bocca a tantissimi bambini. Che si tratti di una visita dal pediatra, di un controllo dal dentista o di una vaccinazione il risultato non cambia, i nostri figli spesso sono intimoriti anche solo all’idea di trovarsi faccia a faccia con un medico. Come comportarsi? «La prima mossa, quella forse più laboriosa, è fare un check up delle nostre paure. Spesso noi per primi abbiamo timore del camice bianco e rischiamo di influenzare i piccoli pazienti» spiega Stefania Andreoli, psicologa e psicoterapeuta consulente di Fattore Famiglia. «L’importante poi è non minimizzare perché si rischia solo di farli sentire inadeguati. Bisogna invece dare il giusto peso alle loro richieste di rassicurazioni. Altra regola, non mentire. Mai dire: “La vaccinazione non ti farà niente”, ma piuttosto trovare le parole giuste – a seconda dell’età – affrontando insieme a la paura. Ad esempio, nel caso di una puntura optare per una frase tipo: “Sentirai un piccolo pizzicotto, ma passerà presto”». E andare così avanti rispondendo ai dubbi e cercando il più possibile di anticiparli.

I CONSIGLI - «E' fondamentale spiegare al bambino cosa farà il medico che lo sta per visitare. E mai metterlo di fronte al fatto compiuto tenendo nascosta la visita, o addirittura mentendogli dicendo di andare in un posto che a lui piace, e svelando che si è dal dottore solo prima di varcare la soglia. In questo modo lui non si fiderà di noi e faremo fatica a tenerlo tranquillo. Dobbiamo, invece, porci con nostro figlio in una posizione di ascolto empatico, parlandogli in modo semplice, senza confonderlo», aggiunge Andreoli. «A volte può essere utile creare un rituale affettivo, come una sosta al parco o sottolineare che quello della visita è anche un momento per stare insieme, dedicato solo a lui. Oppure fare con i bambini “delle prove” a casa utilizzando un pupazzo amico: imitando i gesti che verranno riproposti durante la visita, così da metterlo a proprio agio».
LA DOTTORESSA PELUCHE - Un po’ come fa Dottoressa Peluche nella serie trasmessa da Disney Junior che ha ispirato il sondaggio «Chi ha paura del dottore?», un’indagine svolta su un campione di 150 genitori con bimbi tra 0 e 6 anni. «Lei è bravissima, la sento un po’ come una collega. Quando si prende cura dei suoi giocattoli e li guarisce trasmette ai bambini il messaggio di quanto sia importante prendersi carico del benessere altrui. E anche del proprio. Per indicare le patologie di cui soffrono i suoi compagni di gioco attinge alla fantasia placandone così timori e lavorando non sul paziente, ma insieme al paziente» aggiunge la psicologa che ha analizzato i dati del sondaggio. «Guardando i risultati mi ha stupito positivamente il fatto che solo il 10% dei piccoli, a detta di mamma e papà, ha paura del dentista e che oltre il 70% dei genitori intervistati dice di avere completa fiducia nei professionisti che si occupano dei loro figli. Inoltre, cosa curiosa, la metà dei bambini ha chiesto in regalo un kit da dottore completo di camice e stetoscopio».
IL RAPPORTO DI FIDUCIA - I medici e i loro piccoli pazienti sono così due mondi sempre più vicini. «E’ importante creare un solido rapporto di fiducia, soprattutto tra pediatra e genitore» conclude Andreoli. «Questa poi si rifletterà sul bambino. Che ha bisogno di non rimanere in un ruolo passivo, ma durante una visita deve essere coinvolto. Meglio quindi che il dottore non porti il camice, come fanno ormai in tanti, che gli spieghi cosa sta per fare, che gli dica il nome degli oggetti che sta utilizzando. Un classico, ad esempio, è raccontare a cosa serve quello strumento da nome difficile che si chiama stetoscopio. E mai avere fretta, prendersi tutto il tempo per la visita, soprattutto se il bambino all’inizio dimostra un po’ di diffidenza».
(modifica il 27 settembre 2013)
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