lunedì 31 ottobre 2011

la notte dei morti viventi

natura terrificante da brivido!

domenica 30 ottobre 2011

Prendi il largo

Prendi il largo
Quando il tuo battello ancorato da molto tempo nel porto ti lascerà
l'impressione ingannatrice di essere una casa, quando il tuo battello
comincerà a mettere radici nell'immobilità del molo, prendi il largo.
E' necessario salvare a qualunque prezzo l'anima viaggiatrice del tuo
battello e la tua anima di pellegrino.

(Dom Helder Camara, Mille ragioni per vivere)

venerdì 28 ottobre 2011

SPECIALE HALLOWEEN

Lavoretti, addobbi, cappelli, maschere, disegni, canti, filastrocche da far paura!!! 

dal fantastico sito di Rosalba Corallo

http://www.rosalbacorallo.it/speciale%20halloween.html

giovedì 27 ottobre 2011

Il linguaggio della guarigione Cento parole d'amore

Come una poetessa ha fatto ritrovare la capacità
di esprimersi al marito colpito da un ictus


Diane & Paul: l'amore oltre la malattia
Diane & Paul: l'amore oltre la malattia
Tutto ma non questo. Non ora, non di nuovo! Così pensa Diane mentre vede suo marito Paul uscire dal bagno con lo sguardo vitreo, la bocca piegata in una smorfia. Lui le chiede «Che c'è che non va?», ma parla così male che sembra abbia in bocca delle api. Diane riconosce i segni di un ictus: sono in ospedale, Paul è ricoverato da tre settimane per un'infezione renale, il giorno dopo dovrebbe tornare a casa ma tutto sta precipitando. Diane Ackerman, naturalista e poetessa statunitense, ha raccontato l'odissea di suo marito Paul West, anch’egli scrittore e poeta, in un libro uscito di recente negli Usa, «One hundred names for love: a stroke, a marriage and the language of healing», «Cento nomi per l'amore: un ictus, un matrimonio e il linguaggio della guarigione». La scrittrice racconta come, con amore e pazienza, abbia insegnato di nuovo a parlare al marito. Dieci anni prima lo scrittore ha avuto un attacco ischemico transitorio, una sorta di "mini-ictus" che si è risolto senza strascichi; Diane ricorda i sintomi rivelatori di quel "blocco" del flusso di sangue nel cervello. Per questo, quel giorno del 2003, quando vede il viso rigido di Paul, chiede subito aiuto. Il medico arriva di corsa e domanda a Paul se può sorridere, lui non riesce; gli chiede di parlare, di sollevare un braccio, di seguire un oggetto con lo sguardo. Niente. Paul racconterà a Diane che in quei momenti era assalito da sensazioni stranissime: ogni fibra del suo essere pareva contrarsi, sentiva fischi e fruscii, aveva un sapore insolito in bocca. Gli pareva di avere le dita di cera, il suo corpo era come indurito. Paul ricorda di aver pensato «Che sta succedendo? Sono vivo. Più o meno». Non possono somministrargli il tPA, l'attivatore tissutale del plasminogeno, che se viene dato presto può sciogliere il trombo nel cervello: l'uomo è malato di cuore, ha un pacemaker e prende anticoagulanti, il tPA sarebbe rischioso. Fanno la TAC, il verdetto è inequivocabile: nel cervello di Paul piccole aree "spente" un po' ovunque. L'emisfero sinistro, nelle aree del linguaggio, è danneggiato.
Diane sa che cosa significa: «In pochi momenti, senza alcuna possibilità di tornare indietro, intere reti di neuroni erano sparite. E con loro parole, ricordi ... — scrive —. Che cosa non avrebbe ricordato più? I suoi giorni di pilota della RAF? I suoi libri? Sua sorella? La nostra storia?». Diane e Paul sono insieme da 35 anni. Un grande amore, per il quale hanno inventato parole nuove, nomignoli d'affetto: per decenni lui ogni mattina le ha fatto trovare un biglietto per augurarle buongiorno in modi sempre diversi. Le parole sono tutto per Paul, «le colleziona come perle rare» dice Diane. Ma Paul esce dalla clinica afasico: riesce a dire solo una sillaba senza senso, "mem". La ripete ossessivamente, a voce sempre più alta, stordito dalla frustrazione. Poi dirà di essersi sentito come intrappolato in una statua, in un mondo dove tutti parlavano lingue incomprensibili.
Diane non si perde d'animo. Pensa a certe specie di uccelli che ha studiato: «Alcuni "duettano" creando un canto della coppia, intercalandosi in maniera talmente precisa da far sembrare che a cantare sia un solo uccello. Quando uno dei due uccelli muore, l'altro intona entrambe le parti, per non far morire anche la loro canzone. Io ho fatto lo stesso con Paul. Ho parlato le parole di entrambi, per insegnargliele di nuovo». «Ho messo a punto i "nostri" esercizi: — racconta — divertenti, non indulgenti, basati sulla mia conoscenza dei suoi punti di forza, della sua creatività». Diane riparte da zero, insegnando a Paul parole semplici che lui possa riconoscere, come "pilota" o poeta", persuadendolo a inventarne di nuove ogni giorno. E pian piano le parole sono tornate. Le "cento parole dell’amore" riemerse in questo modo alla superficie della coscienza di Paul sono state raccolte da Diane in un'appendice del libro: alcune romantiche, altre bizzarre, «sono la testimonianza di come il cervello riesca a guarire, e di come due persone che si amano possano superare le avversità» dice.
«Il cervello ha enormi capacità di recupero e le sue funzioni sono "ridondanti", è come se per ciascuna capacità avessimo una copia di backup: se non posso più usare l'area preposta al linguaggio, al movimento o altro ma riesco a "mobilitare" zone secondarie posso ritrovare le capacità perdute, anche se spesso solo parzialmente — spiega Roberto Sterzi, direttore della Stroke Unit dell'ospedale Niguarda di Milano —. Per ritrovare le "copie di backup" bisogna puntare sulle emozioni e gli affetti. Chi ha avuto un ictus sa di non essere più come prima, ma se qualcuno gli fa capire che è ancora importante, tutte le sue risorse vengono messe in campo per cercare nuovi canali di comunicazione. Sentirsi amati è una spinta enorme alla ripresa. E questo vale per il linguaggio come per qualsiasi funzione lesa dall'ictus». Oggi Paul è tornato a scrivere e parla, pure se con qualche difficoltà: a volte si inceppa, è una "campana incrinata". Ma quella voce un po' stonata per Diane è il suono più bello che ci sia.
Alice Vigna

mercoledì 26 ottobre 2011

In Salento le riprese del film di LeporeLa Puglia diventa come la Sicilia del '900

Il film per la tv narra la storia del commissario Mori
La troup starà otto mesi a Lecce, Nardò e Maglie

A Lecce saranno girate alcune sceneA Lecce saranno girate alcune scene

LECCE - Il Salento diventa un set cinematografico e si trasforma nella Sicilia del primo novecento. Sono iniziate ieri le riprese dell'ultimo film per la televisione di Gianni Lepore, «Cesare Mori: il Prefetto di Ferro», realizzate con il sostegno dell'Apulia Film Commission. Il lungometraggio sarà interamente girato nel Salento per otto settimane tra Lecce, Nardò, Maglie e altre location in via di definizione. I protagonisti del film sono Vincent Perez, Anna Foglietta, Adolfo Margiotta e Gabriella Pession.
LA TRAMA - La storia si svolge in una immaginaria Sicilia del novecento dove il commissario Cesare Mori è a capo di una squadra speciale della polizia. Il suo obiettivo è combattere con qualsiasi mezzo le bande di malavitosi, latitanti e mafiosi. La sua tenacia lo porta ad ottenere notorietà tra i colleghi e anche tra i suoi nemici. Accanto a lui c'è la figura della moglie Angelica, una donna dal carattere fragile e affettuoso.
La lotta incisiva di Mori contro la mafia lo porta a ricoprire la carica di prefetto a Bologna e a Trapani e poi nel 1924 ad essere nominato da Mussolini prefetto di Palermo. E' lì che attua una politica repressiva contro la mafia, fino al 1929 anno in cui viene nominato senatore del Regno.

Un burattino di legno a San Miniato

C'era una volta...
"Un re! diranno subito i miei piccoli lettori.
"No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno."
E' l'inizio di un capolavoro, della più celebre delle fiabe italiane, Pinocchio, la storia di un burattino di legno che diventerà uno dei personaggi letterari più famosi al mondo. Il suo inventore, Carlo Lorenzini, in arte Carlo Collodi, è sepolto qui, nel cimitero monumentale di Firenze a San Miniato al Monte:"Le porte Sante". Di fronte alla sua cappella di famiglia, a guardare quel ferro battuto, quelle tende bianche messe a protezione dei curiosi, a sentire l'odore della pietra serena, avresti voglia di vedere non lontano da te un burattino che salta, che corre fra una lapide e l'altra rincorso dal custode del cimitero, arrabbiato e sudato, che grida:"Oh, figliolo, fermati...che direbbe i' tu babbo se ti vedesse correre fra le tombe dei generali e degli scrittori famosi?". Pinocchio continuerebbe a correre e magari romperebbe qualche croce di marmo vecchio e graffierebbe qualche baffo solenne e dimenticato. Pinocchio è vivace, è malato di curiosità, è generoso, è distruttivo, è crudele. Pinocchio è tutto ciò che l'Italia post-Unità detestava come modello per i bambini: siamo fra il 1881 e il 1883. Guai a parlare di furti, di povertà, di voglia di vivere, guai a viaggiare in una regione povera, piena di furfanti e briganti, gente affamata che cercava di vivere con tre torsoli di pera, come Geppetto. Oggi, quel periodo storico non esiste più, ma Pinocchio è ancora vivo e scorrazza nella nostra fantasia suscitando in noi sempre nuove domande e voglia di giocare e di vivere tutto ciò che viene giudicato e moralizzato come negativo e nefasto. Carlo Lorenzini, e forse non se l'aspettava, ha scritto una delle favole più belle e più famose nel mondo senza disturbare nessuno. Solo i lettori del "Giornale per i bambini". Trovarsi in questo Cimitero Monumentale del passato e fermarsi davanti a questa piccola cappella e sapere che lì dentro riposa una fantasia capace di inventare un burattino di legno, libero di vivere tutto senza bisogno di sentirsi umano, suscita la riflessione che la fantasia non può essere chiusa, allucchettata. Benedetto Croce definì Pinocchio "il più bel libro della letteratura infantile italiana". Dove la povertà, la crudeltà della vita, sono sconfitte da un burattino di legno bugiardo e dispettoso, grazie alle sue curiosità. Lo scrittore toscano crea un'invezione inaspettata: le marionette di Mangiafoco riconoscono Pinocchio anche se, in base al racconto, non possono averlo mai incontrato, dato che Geppetto l'ha appena liberato dal pezzo di legno. Idea straordinaria e unica. Pinocchio, di fatto, viene accolto da Pulcinella e Arlecchino in modo impetuoso: "Pinocchio, vieni quassù da me - grida Arlecchino - vieni a gettarti nelle braccia dei tuoi fratelli di legno!". Quei fratelli che rischiano di essere bruciati pur di abbracciarlo. Non sono fratelli d'Italia, ma sono fratelli di legno. Semplici burattini che hanno una sensibilità, che piangono, che ridono, che accolgono, che fanno una rivoluzione, una festa sul palco pur di sentire Pinocchio vicino a loro. In un pezzo di legno si scopre una storia, una vita da raccontare, un mito da leggere. Ecco ciò che ha reso immortale Pinocchio.
Il corpo di Carlo Lorenzini è qui, in una cappella di famiglia, ma la sua fantasia ti costringe a voltarti e a cercare la sua creatura di legno, il suo burattino vivace e saltellante. E quel lucchetto giallo al catenaccio della tomba, che cerca di togliere al visitatore la possibilità di vedere e di entrare dentro, dove riposa il grande scrittore rimane lì impotente, pesante e inutile di fronte alla vitalità e alla curiosità di quel burattino che ancora oggi corre da una lapide all'altra ridendo a quel pezzo di storia italiana incastrata e dimenticata nel marmo. Ma questo può farlo solo un burattino chiamato Pinocchio.  

martedì 25 ottobre 2011

ISTRUZIONE

Scuola salentina nel caos
Incertezza su 50 istituti

Rischiano il taglio: non hanno mille alunni
I sindaci insorgono:«No a questa legge»

Fra i banchiFra i banchi

LECCE - L’unica certezza nel futuro della scuola salentina sono i tagli, perché dal prossimo anno gli istituti scolastici in provincia da 178 diventeranno circa 130, quindi ci sarà una cinquantina scuole in meno tra sedi chiuse ed accorpate ad altre. Vale a dire un quarto dei 200 istituti che in totale l’intera Regione Puglia dovrà ridimensionare secondo quanto previsto dalla legge che impone l’aggregazione della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado in «Istituti comprensivi». Questi, per acquisire l’autonomia, dovranno essere costituiti con non meno 1000 alunni, che diventano 500 (limite che potrebbe essere innalzato a 600) in casi particolari come le piccole isole, o le aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche (ad esempio la Grecìa nel caso salentino).
Il provvedimento prevede inoltre di non assegnare dirigenti scolastici a tempo indeterminato alle scuole con meno di 500 alunni (ridotti a 300 nei casi già citati). Un drastico ridimensionamento dunque, al quale però la Regione Puglia - come altre regioni italiane - si è già opposta presentando un ricorso alla Corte Costituzionale rivendicando la propria autonomia in materia formativa e di programmazione della rete scolastica. Ma in attesa della decisione della Consulta bisognerà comunque rispettare la legge e ridisegnare la scuola pugliese, così entro il prossimo 31 dicembre anche la Provincia di Lecce dovrà presentare il nuovo piano della rete scolastica. Un’operazione che richiederà lo sforzo congiunto di ben 97 piccoli comuni, per la maggior parte sede di scuole al di sotto dei mille alunni, che perciò andranno accorpate con evidenti conseguenze sulla vita dei cittadini. Ad evidenziarlo, senza nascondere timori, sono stati proprio i sindaci salentini chiamati a raccolta ieri per un tavolo tecnico convocato dall’assessore regionale alla Pubblica Istruzione Alba Sasso. «Noi siamo favorevoli alla lotta agli sprechi, ma va fatta con il buon senso. Perciò abbiamo chiesto al ministro che il progetto venga realizzato in almeno in tre anni. In ogni caso prima di prendere ogni decisione, ascolteremo le vostre richieste», ha sin da subito rassicurato l’assessore, che nella lunga riunione ha provato a chiarire i dubbi espressi dai sindaci rispetto alle applicazioni della norma.
Dubbi chiariti solo ove possibile, dato che proprio sulle applicazioni (e su alcuni termini) della stessa Legge regnano ancora non poche incertezze. Così, se ad esempio è già chiaro che ad Aradeo i 1022 alunni adesso divisi tra elementari e medie saranno raggruppati in un unico istituto, o che a Castrignano (comune della Grecìa) il dirigente non sarà toccato perché la sua scuola elementare ha 10 alunni in più rispetto al minimo di 300 previsto dalla 111, resta nel buio il futuro di comuni come Veglie, con due circoli didattici da 580 alunni ciascuno e una scuola media di 480 bambini, che pur di far quadrare i conti del Ministero verosimilmente dovranno unirsi in una sola scuola con più di 1500 studenti.

Lily è cieca, Maddison la guida ovunque I due alani che commuovono gli inglesi

La storia di due cagnolone dal cuore tenero. Sempre insieme, da qualche tempo sono rimaste senza un tetto


Lily, la cagnolona cieca, e Maddison, il suo «angelo custode»
Lily, la cagnolona cieca, e Maddison, il suo «angelo custode»
MILANO - Sono un duo fuori dal comune e la loro è una di quelle storie che appassionano non soltanto gli amanti degli animali. Due grossi alani, entrambi esemplari femmina, dei quali uno è cieco e l'altro è la fedele compagna e guida, commuovono il Regno Unito. All’età di 18 mesi Lily perde la vista. I suoi occhi da quel giorno diventano quelli di Maddison. Le due non si separano un attimo. Ora aspettano in un canile inglese l'arrivo di una nuova famiglia. GIGANTI BUONI - È anche una storia d’amore, la loro. Se Walt Disney ci ha regalato con Lilli e il vagabondo la più bella storia d’amore tra cani del grande schermo, quella di Lily e Maddison è ancora più toccante e reale della finzione. Lily, di sei anni, e la sua inseparabile aiutante Maddison, di sette, cercano un nuovo proprietario, un padrone che sia amorevole e che abbia una casa possibilmente spaziosa per accogliere entrambi. La vicenda delle due esemplari di alano è stata raccontata dalla Bbc. Maddison non si stacca nemmeno un secondo dalla sua Lily, spiegano dal canile di Shrewsbury, nella contea di Shropshire, che da luglio ha accolto i due animali da quando i vecchi proprietari non sono più in grado di accudirle. I cani, a quanto sembra, comunicano tra loro in modo silenzioso e vivono una vita in apparenza serena, riferisce l’emittente inglese. I responsabili del Shrewsbury Dogs Trust li descrivono come «due teneri giganti». Amano farsi accarezzare ed avere intorno gente. Maddison e Lily sono cresciuti insieme e sono diventati i migliori amici da quando lei, a soli 18 mesi, ha perso la vista. A causa di una rara malattia le sue ciglia hanno infatti cominciato a crescere verso l’interno del bulbo oculare. I veterinari sono perciò stati costretti a rimuovere i suoi occhi.
GRANDE CUORE E GRANDE CASA - «Con l'aiuto di Maddison la compagna Lily riesce a condurre una vita piena e attiva», ha sottolineato la volontaria del centro soccorso animali, Kerrie Ridgway. Quando Lily si sente insicura, comincia a tastare dietro a Maddison e poggia il suo muso sulla sua schiena, così che possa guidarla. «Rivolgo un appello a chi ha un grande cuore e grande appartamento per accogliere questa amabile e inseparabile coppia». Un appello, a quanto pare, che ha avuto una notevole eco: da quando la loro storia ha cominciato a fare il giro della Rete il telefono del centro di accoglienza non smette di suonare. Centinaia sono le chiamate arrivate da potenziali padroni pronti ad adottare la grossa e indivisibile coppia.