Il fondatore di Apple e Pixar ci ha lasciati oggi all’età di 56 anni
di Luigino
Bruni*
ROMA, giovedì, 6 ottobre 2001 (ZENIT.org).- Sono
soprattutto tre i grandi
messaggi che questo straordinario uomo ci lascia.
Il primo: le grandi innovazioni in economia sono sempre
legate alle persone: non sono i capitali, i soldi, le tecnologie: sono le
persone che fanno le grandi innovazioni: Steve Jobs è stato capace di fare cose
grandi perché era una grande persona, non perché aveva grandi capitali e
mezzi. Questo ci ricorda che l’economia va avanti quando ci sono persone che
guardano più lontano, vedendo cose diverse. Le grandi innovazioni nascono da
sguardi diversi sul mondo, e quindi dalle persone.
Il secondo messaggio che ci lascia Steve Jobs è che non è
vero che le imprese sono di successo quando rispondono a dei bisogni dei
consumatori: questa idea che le imprese ed i loro prodotti debbano rispondere
ai bisogni delle persone è un po’ scolastica, statica, e soprattutto non è vera
per le innovazioni davvero importanti: nessuno aveva bisogno dell’Ipad e
dell’Iphone. Steve Jobs con la sua azienda li ha creati prima che diventassero
bisogni, ha inventato dei simboli ed ha creato dei sogni, dei messaggi, degli stili
di vita. Le grandi imprese che fanno innovazioni vere sono in grado di fare
qualcosa che nessuno pensava prima, che nemmeno era fra i bisogni inespressi.
Un imprenditore come Jobs ha “visto” qualcosa e poi ha fatto in modo che la
realtà diventasse ciò che lui aveva visto prima: è qualcosa che i veri
imprenditori hanno in comune con i grandi artisti o i grandi scienziati.
Il terzo
messaggio che ci lascia Steve Jobs a mio avviso è un grande inno alla vita:
se guardiamo le ultime cose che ha detto “gli anni più belli e più brillanti sono davanti a noi, non alle nostre
spalle.. ”. Era un uomo molto malato, stava morendo, eppure
guardava avanti . Ai giovani diceva: “siate sempre affamati di vita”: le persone grandi, capaci di cose grandi, non sono mai nostalgiche,
guardano sempre più lontano e pensano
che il futuro è migliore del passato anche nei tempi di crisi:
sono capaci di grande ottimismo e di aggregare intorno a questo ottimismo
grandi progetti. Anche oggi gli imprenditori che muovono il mondo sono imprenditori
ottimisti, capaci di futuro, convinti che “il più bello debba ancora cominciare”.
In sintesi Steve Jobs ci fa vedere che le grandi innovazioni economiche diventano
anche grandi innovazioni civili: i suoi prodotti e la filosofia
che vi ha messo dentro, hanno cambiato la vita delle persone, il rapporto con
lo spazio, con la musica, la creatività. Sono stati molto più che “buoni
prodotti“, hanno spostato in avanti le frontiere ed i paletti della vita
civile. Ogni innovazione grande è sempre una innovazione civile che aumenta la
libertà, le opportunità, la capacità delle persone. Egli ci ricorda che
l’economia è vita, che l’impresa è un brano di vita in comune che funziona
quando è espressione di creatività, di passione, di voglia di futuro: niente di
più, ma neanche niente di meno che vita.
Credo che Steve Jobs sia un bellissimo modello di
imprenditore civile che fa una economia per il bene comune, un’economia che
proprio perché è veramente innovativa è amica della città, della gente. Senza
questo tipo di imprenditore non si dà bene comune. Ecco perché Steve Job ci lascia una
struggente nostalgia di futuro.
[Fonte: www.edc-online.org]
-------
* Il prof. Luigino Bruni è
docente di Economia politica all’Università di Milano-Bicocca, docente
all'Istituto Universitario "Sophia" del Movimento dei Focolari a
Loppiano (FI) e coordinatore della Commissione Internazionale ‘Economia
Nessun commento:
Posta un commento