giovedì 6 ottobre 2011

Nostalgia di futuro. Il messaggio di vita di Steve Jobs

Il fondatore di Apple e Pixar ci ha lasciati oggi all’età di 56 anni
di Luigino Bruni*
ROMA, giovedì, 6 ottobre 2001 (ZENIT.org).- Sono soprattutto tre i grandi messaggi che questo straordinario uomo ci lascia.
Il primo: le grandi innovazioni in economia sono sempre legate alle persone: non sono i capitali, i soldi, le tecnologie: sono le persone che fanno le grandi innovazioni: Steve Jobs è stato capace di fare cose grandi perché era una grande persona, non perché aveva grandi capitali e mezzi. Questo ci ricorda che l’economia va avanti quando ci sono persone che guardano più lontano, vedendo cose diverse. Le grandi innovazioni nascono da sguardi diversi sul mondo, e quindi dalle persone.
Il secondo messaggio che ci lascia Steve Jobs è che non è vero che le imprese sono di successo quando rispondono a dei bisogni dei consumatori: questa idea che le imprese ed i loro prodotti debbano rispondere ai bisogni delle persone è un po’ scolastica, statica, e soprattutto non è vera per le innovazioni davvero importanti: nessuno aveva bisogno dell’Ipad e dell’Iphone. Steve Jobs con la sua azienda li ha creati prima che diventassero bisogni, ha inventato dei simboli ed ha creato dei sogni, dei messaggi, degli stili di vita. Le grandi imprese che fanno innovazioni vere sono in grado di fare qualcosa che nessuno pensava prima, che nemmeno era fra i bisogni inespressi. Un imprenditore come Jobs ha “visto” qualcosa e poi ha fatto in modo che la realtà diventasse ciò che lui aveva visto prima: è qualcosa che i veri imprenditori hanno in comune con i grandi artisti o i grandi scienziati.
Il terzo messaggio che ci lascia Steve Jobs a mio avviso è un grande inno alla vita: se guardiamo le ultime cose che ha detto “gli anni più belli e più brillanti sono davanti a noi, non alle nostre spalle.. ”. Era un uomo molto malato, stava morendo, eppure guardava avanti . Ai giovani diceva: “siate sempre affamati di vita”: le persone grandi, capaci di cose grandi, non sono mai nostalgiche, guardano sempre più lontano e pensano che il futuro è migliore del passato anche nei tempi di crisi: sono capaci di grande ottimismo e di aggregare intorno a questo ottimismo grandi progetti. Anche oggi gli imprenditori che muovono il mondo sono imprenditori ottimisti, capaci di futuro, convinti  che “il più bello debba ancora cominciare”.
In sintesi Steve Jobs ci fa vedere che le grandi innovazioni economiche diventano anche grandi innovazioni civili: i suoi prodotti e la filosofia che vi ha messo dentro, hanno cambiato la vita delle persone, il rapporto con lo spazio, con la musica, la creatività. Sono stati molto più che “buoni prodotti“, hanno spostato in avanti le frontiere ed i paletti della vita civile. Ogni innovazione grande è sempre una innovazione civile che aumenta la libertà, le opportunità, la capacità delle persone.  Egli ci ricorda che l’economia è vita, che l’impresa è un brano di vita in comune che funziona quando è espressione di creatività, di passione, di voglia di futuro: niente di più, ma neanche niente di meno che vita.
Credo che Steve Jobs sia un bellissimo modello di imprenditore civile che fa una economia per il bene comune, un’economia che proprio perché è veramente innovativa è amica della città, della gente. Senza questo tipo di imprenditore non si dà bene comune. Ecco perché Steve Job ci lascia una struggente nostalgia di futuro.
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* Il prof. Luigino Bruni è docente di Economia politica all’Università di Milano-Bicocca, docente all'Istituto Universitario "Sophia" del Movimento dei Focolari a Loppiano (FI) e coordinatore della Commissione Internazionale ‘Economia

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