Scuola salentina nel caos
Incertezza su 50 istituti
Rischiano il taglio: non hanno mille alunni
I sindaci insorgono:«No a questa legge»
Fra i banchi
LECCE - L’unica certezza nel futuro della scuola salentina sono i tagli, perché dal prossimo anno gli istituti scolastici in provincia da 178 diventeranno circa 130, quindi ci sarà una cinquantina scuole in meno tra sedi chiuse ed accorpate ad altre. Vale a dire un quarto dei 200 istituti che in totale l’intera Regione Puglia dovrà ridimensionare secondo quanto previsto dalla legge che impone l’aggregazione della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado in «Istituti comprensivi». Questi, per acquisire l’autonomia, dovranno essere costituiti con non meno 1000 alunni, che diventano 500 (limite che potrebbe essere innalzato a 600) in casi particolari come le piccole isole, o le aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche (ad esempio la Grecìa nel caso salentino).
Il provvedimento prevede inoltre di non assegnare dirigenti scolastici a tempo indeterminato alle scuole con meno di 500 alunni (ridotti a 300 nei casi già citati). Un drastico ridimensionamento dunque, al quale però la Regione Puglia - come altre regioni italiane - si è già opposta presentando un ricorso alla Corte Costituzionale rivendicando la propria autonomia in materia formativa e di programmazione della rete scolastica. Ma in attesa della decisione della Consulta bisognerà comunque rispettare la legge e ridisegnare la scuola pugliese, così entro il prossimo 31 dicembre anche la Provincia di Lecce dovrà presentare il nuovo piano della rete scolastica. Un’operazione che richiederà lo sforzo congiunto di ben 97 piccoli comuni, per la maggior parte sede di scuole al di sotto dei mille alunni, che perciò andranno accorpate con evidenti conseguenze sulla vita dei cittadini. Ad evidenziarlo, senza nascondere timori, sono stati proprio i sindaci salentini chiamati a raccolta ieri per un tavolo tecnico convocato dall’assessore regionale alla Pubblica Istruzione Alba Sasso. «Noi siamo favorevoli alla lotta agli sprechi, ma va fatta con il buon senso. Perciò abbiamo chiesto al ministro che il progetto venga realizzato in almeno in tre anni. In ogni caso prima di prendere ogni decisione, ascolteremo le vostre richieste», ha sin da subito rassicurato l’assessore, che nella lunga riunione ha provato a chiarire i dubbi espressi dai sindaci rispetto alle applicazioni della norma.
Dubbi chiariti solo ove possibile, dato che proprio sulle applicazioni (e su alcuni termini) della stessa Legge regnano ancora non poche incertezze. Così, se ad esempio è già chiaro che ad Aradeo i 1022 alunni adesso divisi tra elementari e medie saranno raggruppati in un unico istituto, o che a Castrignano (comune della Grecìa) il dirigente non sarà toccato perché la sua scuola elementare ha 10 alunni in più rispetto al minimo di 300 previsto dalla 111, resta nel buio il futuro di comuni come Veglie, con due circoli didattici da 580 alunni ciascuno e una scuola media di 480 bambini, che pur di far quadrare i conti del Ministero verosimilmente dovranno unirsi in una sola scuola con più di 1500 studenti.
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