Nel cervello, nel cuore dei nostri bambini , da tempo non c'è più un graduale apprendimento e una prudente interpretazione delle vicende.
Antonio Mazzi
09 Novembre 2012
Famiglia Cristiana - N.46 - Non vorrei dare tanta enfasi
all'impiccagione o al gioco tragico che ha portato alla morte un ragazzo
di dieci anni. Su certe cose più silenzio e più meditazione facciamo
meglio sarebbe per tutti. Allargo, perciò, la mia allarmata riflessione a
un'età che fino a ieri aveva i colori dell'infanzia: dolcezza,
bellezza, capriccio, iperprotezione. Una specie di paradiso terrestre su
misura. Però tra un gioco e l'altro, un regalo e l'altro, i nostri
bambini vedono, sentono, si incuriosiscono e navigano su giochi che non
sono più "giochini". I messaggi, le emozioni, le paure, le informazioni
bislacche e imprudenti si mischiano alla Prima comunione, alla collanina
con padre Pio, al ferro di cavallo della nonna e al bombardamento
emotivo e incontrollabile che li agita, li spaventa o li disturba. Il
fenomeno del bullismo, ad esempio, nasce nei primi anni della scuola
primaria. L'infanzia moderna non è più il paradiso terrestre.
Soprattutto per i bambini più sensibili o che già hanno visto genitori
dividersi, ragazzi più grandi deriderli e picchiarli, i più disparati
programmi televisivi e adulti dimentichi del loro ruolo educativo e
autorevole. Nel cervello, nel cuore dei nostri bambini, da tempo non c'è
più un graduale apprendimento e una prudente interpretazione delle
vicende disordinate, tutte ammucchiate e contraddittorie. «Quando seppe
del mio successo, mio padre sorrise, appoggiò la sua mano sulla mia
testa... Il mio corpo fu scosso e attraversato dall'influsso di mio
padre, dalla sua pace, dalla sua gioia segreta, silenziosa e
profonda...». Così il filosofo francese Michel Onfray ricorda la sua
infanzia. Fosse così anche quella dei nostri figli, forse certe
disgrazie non accadrebbero. Invece nessuno li aiuta. E loro ascoltano,
incamerano acriticamente e non dimenticano. La scuola elementare nel
secondo periodo (tra la terza e la quinta) e la scuola media dovrebbero
essere più attente a quanto accade attorno ai nostri ragazzi, e meno
preoccupate delle guerre puniche e dei teoremi di Pitagora. Stéphane
Hessel ed Edgar Morin, anziani eroi della Resistenza francese, parlano
di «una riforma dell'insegnamento che già dai primi anni apra la mente
dei giovani ai problemi fondamentali e globali del loro avvenire di
individui e di cittadini e all'indissolubile relazione individuo,
società, specie. Riconoscendo la dignità di bambini e adolescenti,
fornendo accesso all'istruzione, all'arte, all'informatica, offrendo
comprensione e affetto, diminuirebbero drasticamente i drammi che li
travolgono». Vogliamo farci un pensierino tutti? Prevenire è, ancora una
volta, il verbo vincente. • alla moviola 4 mila persone in Italia, ogni
anno, si tolgono la vita (dati del 2011). Il fenomeno dei suicidi
sembra in aumento tra i giovani: è la seconda causa di morte nella
fascia tra i 15 e i 24 anni. A togliersi la vita sono più frequentemente
i maschi, con un rapporto di tre a uno rispetto alle femmine.
Nessun commento:
Posta un commento