Ma l'autobiografia mentale non è del tutto affidabile. Recenti studi «capovolgono» la funzione della memoria
ADATTAMENTO - L'ipotesi che la memoria non serva solo per ricordare episodi accaduti nel passato ma anche per immaginare scenari futuri sta ricevendo grande attenzione da parte dei ricercatori. Dice in proposito il professor Fabio Del Missier, del Dipartimento di Scienze della Vita dell'Università di Trieste, che da molti anni studia la relazione tra i processi di memoria e i processi decisionali: «È ancora presto per trarre conclusioni definitive su questo argomento, soprattutto per quanto riguarda le basi neurali di immaginazione e ricordo, ma le ricerche che sono attualmente in corso sembrano confermare l'importanza della memoria, insieme ad altri processi, anche nell'immaginare scenari futuri e nel determinare le decisioni da prendere. Senza contare il fatto che un diverso filone di ricerca ha dimostrato come i ricordi degli eventi passati possano influenzare anche i processi di giudizio e stima che sono alla base di una varietà di comportamenti della vita quotidiana. Anche se non sempre siamo accurati, nei giudizi e nelle stime, nel prevedere il futuro, possiamo comunque sostenere che la memoria è un elemento fondamentale nella nostra capacità di adattamento all'ambiente».
DATI MANCANTI - La memoria autobiografica è comunque un puzzle al quale mancano molti pezzi. Possono mancare parti importanti della vita e invece essere in bella vista parti apparentemente di nessun rilevo. È evidente come sulla base di questo meccanismo la previsione del futuro basata sulla memoria autobiografica sia da considerare un processo basato su dati mancanti, dall'esito necessariamente poco affidabile. E c'è un altro motivo a monte di tale inaffidabilità: dato che esiste una stretta correlazione tra identità e memoria autobiografica, avvengono anche continui aggiustamenti sui ricordi per far sì che siano congruenti con l'immagine che ciascuno ha di sé. Ad esempio, una persona che si considera coraggiosa tenderà a far svanire dai propri ricordi un gesto poco coraggioso. «Il senso di chi sei e di come metti in atto la tua personalità sono strettamente collegati alla memoria autobiografica» dice la professoressa Robyn Fivush della Emory University di Atlanta, che da molti anni lavora sui rapporti tra memorie infantili, identità personale e gestione interiore dei traumi psicologici. In sostanza nella mente di ciascuno esiste un filo rosso che lega il passato al presente. Gli esseri umani sono gli unici ad avere questo filo di continuità.
MEMORIE DI COPPIA - Ancora più straordinario e che possano, senza rendersi pienamente conto dell'eccezionalità di tale fenomeno, viaggiare nel tempo nella propria mente, lungo questo filo rosso che parte dall'infanzia e che non si interrompe mai, almeno finché non intervengono gravi processi patologici cerebrali. Naturalmente a sostenere questa linea del tempo interiore è l'idea stessa del tempo che passa, idea che si sviluppa molto precocemente negli esseri umani, seppure all'inizio in maniera incompleta. A due o tre anni i bambini usano termini come "ieri" o "domani", ma quando si indaga, si scopre che "ieri" si riferisce a ogni evento del passato e "domani" a ogni evento che si dovrà svolgere nel futuro. I ricordi autobiografici hanno infine la caratteristica di poter uscire dai confini della singola persona. Una ricerca condotta dalla dottoressa Amanda Barnier della Macquarie University di Sydney, che studia i meccanismi attraverso i quali la memoria seleziona che cosa ricordare e cosa dimenticare, ha scoperto che all'interno delle coppie ci può essere uno scambio o una condivisione dei ricordi autobiografici. Le coppie intervistate conservavano più ricordi dei singoli componenti la coppia, ma spesso i ricordi dell'uno erano "spacciati" dall'altro come propri, in una confusione mnemonica di cui nessuno aveva più la minima consapevolezza.
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