martedì 22 gennaio 2013

«Tanto dolore, ma un'emozione unica» E il treno della memoria torna a casa

I 760 ragazzi pugliesi: «La nostra pelle ha sentito il gelo e le nostre orecchie il silenzio della morte»

 Il lungo viaggio del Treno della Memoria volge al termine, i 760 ragazzi sono rientrati in Puglia, si sono salutato tra baci abbracci e anche qualche lacrima. «Un’esperienza che ti segna dentro, che ti fa diventare migliore e che ti fa pensare tanto», dice Giada Ruggeri alla fine del suo viaggio. «Ci ritornerei in quella città straordinaria per rivivere le emozioni che ho provato, quel dolore struggente vedendo Auschwitz – continua Giada – e poi sentirsi dire "Come stai?" e non "Come è stato?". Adesso conta tanto, ma il viaggio non è finito, è appena iniziato!».
 
 
Da Auschwitz
LA REAZIONE - «I nostri occhi hanno visto quelle baracche, quel filo spinato. La nostra pelle ha sentito il gelo e le nostre orecchie il silenzio. Abbiamo la responsabilità della memoria, di non rimanere in silenzio. Abbiamo la responsabilità di combattere per tenere vivo il ricordo e trasformarlo in impegno quotidiano, affinché la consapevolezza degli errori del passato ci dia occhi, mani e voci per difendere il nostro presente», ci scrivono insieme i ragazzi del gruppo «D» prima di atterrare in Puglia. Michele Leone e Valentina Pennetta si fermano a riflettere sulla capacità dell’uomo di poter fare male a un suo simile: «Si dice che la perfezione sia sempre e solo nel bene, ma le fabbriche della morte costruite dall’uomo per i suoi fratelli provano esattamente il contrario, la perfezione del male». «Tornati. Gli occhi la fan sempre da padrona. Lacrime in quei campi. Lacrime negli abbracci con tutti i partecipanti nel momento dei saluti. Questi occhi oggi avranno nuovi sguardi. E il mio Paese avrà 760 altri, nuovi, forti Cittadini», scrive Paolo Paticchio, coordinatore dell’evento, che ringraziamo per il suo importante contributo per questo «diario di bordo» del «Treno della Memoria».

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