mercoledì 26 settembre 2012

Anche i pidocchi non sono più quelli di una volta

La mappa dell'infestazione: esistono tre ceppi, ma solo uno può essere vettore di malattie infettive

A scuola e asilo iniziati ritorna la preoccupazione che i bambini tornino a casa con un ospite clandestino e sgradito. Un articolo pubblicato sull’European Journal of Clinical Microbiology & Infectious Diseases spiega che neanche più i pidocchi sono quelli di una volta e suggerisce le strategie ottimali per stanarli e combatterli. LA MAPPA DELL’INFESTAZIONE - «Per conoscere i pidocchi bisogna capire che i primi antenati in grado di infestare i primati sono comparsi 25 milioni di anni fa, mentre sono vecchi di 5,5 milioni i parassiti con caratteristiche comuni che hanno poi trovato ospitalità nello scimpanzé e nell’uomo.» dichiara Hermann Feildmeier autore dello studio «Fenomeni evolutivi complessi, in quanto hanno coinvolto nello stesso tempo ospite e parassita, hanno oggi condotto a tre tipi di Pediculus humanus: il gruppo A diffuso in tutto il mondo, il B localizzato nelle Americhe, in Europa e in Australia, il C, il più divergente, presente esclusivamente in Nepal e in Etiopia. Proprio da questo gruppo, oggi esportato in altre parti del mondo da profughi e migranti, potrebbe venire qualche minaccia per la salute perché il pidocchio può essere vettore di malattie infettive. Si tratta di un pericolo al momento mai dimostrato e teorico: anche se il 65% dei rifugiati provenienti dall’Etiopia è infestato, la possibilità di diffusione di malattie infettive è marginale. Si può infatti verificare solo per infestazioni massive. Un bambino europeo con pediculosi ha in media sul capo 10 parassiti e la quantità di sangue che ingerisce ciascuno di loro, sempre ammesso che sia del gruppo C, è minima.»
IL TRATTAMENTO - Comunque la pediculosi è un fenomeno in crescita negli ultimi 10 anni, in primo luogo per la comparsa di resistenza ai farmaci tradizionali, alcuni dei quali parenti stretti degli insetticidi e come loro tossici per il sistema nervoso e per il sangue, oltre che in grado di innescare allergie della pelle. Sono quindi entrate sulla scena due nuove classi di medicamenti. Nella prima sono compresi i prodotti vegetali. In Italia è un commercio una lozione che contiene estratti di noce di cocco, di anice e olio di ylang ylang, una pianta che cresce nelle foreste pluviali. Uno studio britannico riconosce a questo prodotto, disponibile in forma di lozione spray o schiuma la capacità di liberare dai pidocchi 8 su 10 persone trattate. Per quanto siano naturali, non è mai stata verificata la loro sicurezza come farmaci. Hanno invece un’azione meccanica i derivati del dimeticone, liquidi trasparenti, incolori, inodori e idrorepellenti. Una volta distribuiti, formano una sottile pellicola sulla capigliatura ma anche sul pidocchio e in definitiva lo soffocano. Sono stati usati per anni per bocca nei neonati per controllare le coliche e sono quindi collaudatissimi quanto a sicurezza e, ovviamente, il modo con cui agiscono non prelude allo sviluppo di resistenze.
QUALCHE CURIOSITA’ - Lo studioso tedesco spiega anche alcuni aspetti meno scontati della pediculosi, per esempio perché le bambine sono colpite con frequenza circa doppia: «Non è solo perché hanno i capelli lunghi, ma anche perché il loro modo di giocare e relazionarsi comporta un tempo di contatto più prolungato e ravvicinato tra le testoline rispetto ai maschi.» Non tutti sapranno che l’ispezione visiva è tre volte meno affidabile del passaggio del pettine sul capello umido e che la ricerca delle uova va effettuata in alcune sedi predilette dai parassiti: le tempie, la zona dietro le orecchie e la nuca. «Però ci si può limitare a queste aree del cuoio capelluto solo in fase di diagnosi e se la ricerca dà esito positivo.» precisa Feldmeier «Altrimenti è bene estendere l’ispezione. Allo stesso modo, se si deve invece accertare l’avvenuta eradicazione dopo un trattamento, il pettine deve essere passato su tutta la capigliatura.» Un ultima curiosità: il principio del trattamento sincronizzato di tutte le “teste” infestate, una regola semplice dettata prima di tutto dal buon senso, è stato autorevolmente dimostrato da un sofisticato modello matematico descritto su PLoS ONE, che ha tenuto conto persino del ciclo vitale del pidocchio.

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