Fonte: http://www.damiduck.it/Terzani.htm
10 settembre 2001: il giorno mancato
Ci sono giorni nella vita in cui non succede niente, giorni che passano
senza nulla da ricordare, senza lasciare una traccia, quasi non si
fossero vissuti. A pensarci bene, i più sono giorni cosi, e solo quando
il numero di quelli che ci restano si fa chiaramente più limitato,
capita di chiedersi come sia stato possibile lasciarne passare,
distrattamente, tantissimi. Ma siamo fatti così: solo dopo si apprezza
il prima e solo quando qualcosa è nel passato ci si rende meglio conto
di come sarebbe averlo nel presente. Ma non c’è più.
Il 10 settembre 2001 per me, e son certo non solo per me, fu un giorno
di questo tipo: un giorno di cui non ricordo assolutamente nulla. So che
ero ad Orsigna, l’estate era finita, la famiglia s’era di nuovo
sbrancata in tutte le direzioni ed io probabilmente preparavo vestiti e
carte per tornare in India a svernare.
Pensavo di partire dopo il mio compleanno, ma non contavo i giorni e
quel 10 settembre 2001 passò senza che me ne accorgessi, come non fosse
nemmeno stato nel calendario. Peccato. Perché per me, per tutti noi –
anche per quelli che ancora oggi si rifiutano di crederlo -, quel giorno
fu particolarissimo, uno di cui avremmo dovuto, coscientemente, gustare
ogni momento. Fu l’ultimo della nostra vita di prima: prima dell’11
settembre, delle Torri Gemelle, della nuova barbarie, della limitazione
delle nostre libertà, prima della grande intolleranza, della guerra
tecnologica, dei massacri di prigionieri e di civili innocenti, prima
della grande ipocrisia, del conformismo, dell’indifferenza o, peggio
ancora, della rabbia meschina e dell’orgoglio malriposto; l’ultimo
giorno prima che la nostra fantasia in volo verso più amore, più
fratellanza, più spirito, più gioia venisse dirottata verso più odio,
più discriminazione, più materia, più dolore.
Lo so: apparentemente poco o nulla è
cambiato nella nostra vita. La sveglia suona alla stessa ora, si fa lo
stesso lavoro, nello scompartimento del treno squillano sempre i
telefonini ed i giornali continuano ad uscire ogni giorno con la loro
dose di mezze bugie e mezze verità. Ma è un’illusione, l’illusione di
quel momento di silenzio che c’è fra il vedere una grande esplosione in
lontananza ed il sentirne poi il botto. L’esplosione c’è stata: enorme,
spaventosa. Il botto ci raggiungerà, ci assorderà. Potrebbe anche
spazzarci via. Meglio prepararsi in tempo, riflettere prima che si debba
correre, anche solo figurativamente, a cercare di salvare i bambini o a
prendere qualche ultima cosa da mettere in borsa.
Il mondo è cambiato. Dobbiamo
cambiare noi. Innanzitutto non facendo più finta che tutto è come prima,
che possiamo continuare a vivere vigliaccamente una vita normale. Con
quel che sta succedendo nel mondo la nostra vita non può, non deve,
essere normale. Di questa normalità dovremmo avere vergogna.
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