martedì 13 marzo 2012

Attenti a quel che dite, i neonati vi capiscono

I piccoli comprendono il linguaggio degli adulti già a sei mesi


Quando gli unici versi dei neonati sono suoni come ma-ma,-ma, da-da-da o magari hanno già pronunciato la prima parola (spesso semplicemente no! prima ancora di mama/papa o pappa......), in realtà capiscono bene cosa dicono gli adulti. L’ha dimostrato uno studio della Pennsylvania University di Filadelfia pubblicato su PNAS secondo cui i neonati comprendono il linguaggio degli adulti già a 6 mesi, cioè almeno 6 mesi prima di quanto finora ritenuto, soprattutto per quanto riguarda il cibo (ad esempio una mela) e le parti del loro corpo (ad es. la bocca). «Se mi dai la manina ti do il formaggino» è una frase che il piccolo sa eseguire, sempre che il formaggino sia di suo gradimento. Non è un’azione istintiva, ma la risposta a ciò che gli dite: se gli chiedete dov’è la mela lui guarda proprio la mela, anche se non sa ancora rispondervi. L'ESPERIMENTO - Per esserne sicuri i ricercatori hanno usato un tracciante elettronico dello sguardo in una prova chiamata «language guided looking» o «looking while listening», cioè sguardo guidato dal linguaggio o guardare ascoltando. Nell’esperimento il bambino sedeva in braccio alla mamma davanti a un computer rivolto verso l’esaminatore che sedeva dall’altra parte del tavolo. Fra il dorso del computer e il bambino venivano messi sul tavolo due o più oggetti, a seconda dei casi: una mela, una banana, ecc. Sul tavolo c’erano un altoparlante, il sensore elettronico per seguire lo sguardo del bambino e una telecamera che lo filmava in modo che l’operatore avesse sotto controllo tutta la scena sullo schermo del computer. Se dall’altoparlante veniva chiamata la mela, il tempo di fissazione corretto era ottenuto sottraendolo da quello speso per guardare anche la banana o l’altro oggetto confondente messo sul tavolo: il risultato è sempre stato statisticamente significativo e superiore a un risultato casuale. Se il tempo di reazione per fissare la mela era compreso fra 367 e 3.500 millisecondi, cioè praticamente subito dopo, la prova era considerata valida. Per maggior sicurezza sono state anche scelte parole con cui i bambini avrebbero dovuto avere poca dimestichezza chiedendo ai genitori di fare un elenco delle cose che secondo loro sentivano dire poco in famiglia e che dovevano inserire in una scala che andava da “mai” a “varie volte al giorno”. Fra la frequenza d’ascolto di una certa parola e la correttezza della scelta fatta dal bambino non è risultata nessuna correlazione significativa indicando che non impara come un pappagallo, ma capisce.
IL LINGUAGGIO - Tant’è vero, dicono i ricercatori, che fra i 6 e i 9 mesi non si osservano sviluppi eclatanti nell’area del linguaggio, ma, sotto sotto, si stanno formando nuove connessioni neuronali. Poi a 14 mesi si verifica un salto di qualità esplosivo: i circuiti cerebrali che hanno fino a quel momento continuato a immagazzinare dati si connettono definitivamente a quelli dell’eloquio e della comprensione. A quel punto, se diciamo a un bambino «mi prendi una mela per favore ?» questo non sente semplicemente una serie di suoni familiari, ma decodifica un comportamento legato a quella frase. Capirla è come rendere l’oggetto a cui la parola corrisponde più facile da afferrare cognitivamente, proprio come i bambini dell’esperimento afferravano la mela con lo sguardo.
Cesare Peccarisi

Nessun commento:

Posta un commento