mercoledì 14 settembre 2011

riflessioni


bambini-agenzia Corbis
set 14
"Quando potrò uscire da sola per andare a ballare?" ti chiedono a sei anni



La legge del desiderio, ovvero
non rubiamo l’infanzia ai nostri figli

di Paola Di Caro

Escono dall’asilo che sanno già leggere. A sette anni maneggiano Pc, telecomandi e I-Pad come (anzi, molto meglio) dei Lego. Non raggiungono il metro e venti, e dormono fuori casa – dall’amichetto/a come nei centri estivi dove soggiornano per settimane – senza apparentemente sentire la mancanza di mamma e papà. Hanno in tasca le carte Pokemon, ma girano senza protestare tra le sale della galleria Borghese, per la decima mostra d’arte visitata nell’anno solare. Non fanno ancora le medie e già hanno praticato più sport di quanti noi adulti abbiamo sperimentato in tutta la vita.

E anche per questo ci chiedono, sgranando gli occhioni e scostandosi la frangetta, in perfetto italiano senza accento perché la tivù rimbambisce ma uniforma e amplia il linguaggio, a quanti anni sola con la mia amica Zoe, e poi magari a ballare>. E lo fanno nel giorno in cui stanno spegnendo sei-dicasi-sei candeline sulla loro torta di compleanno.

Dio ci scampi e liberi dalla rievocazione dei bei tempi andati: non ho mai pensato che si stava meglio quando si stava peggio, che avere pochi soldi è preferibile al potersi permettere qualche capriccio, che la tecnologia uccide (meglio la macchina del cavallo, meglio le medicine delle pozioni, meglio il cellulare del telegrafo).

Al contrario, credo che il mondo oggi appaia più piccolo ai bambini di come appariva a noi alla loro età, ma anche più a portata di mano. Per tutti, non solo per chi ha la fortuna di nascere nella casa giusta, nella famiglia giusta, dalla parte giusta del mondo.

E però, da mamma che pure si ritiene liberale, perfino libertaria, da genitrice a cui pesa molto imporre divieti e coercizioni (in un post di qualche mese fa mi sono definta “mamma Pecora” scatenando un dibattito acceso), mi sto chiedendo se permettendo – o addirittura incentivando – i nostri figli a crescere così in fretta, non stiamo rubando loro qualcosa. Magari proprio il desiderio di diventare grandi per fare cose che – quando non sono ancora possibili – sembrano meravigliose.

E’ molto difficile opporsi a quello che oggi sembra scontato e normale ottenere o perlomeno rivendicare. Non parlo del Game-boy o degli stivali di Barbie: su mode, giochi, gadget, giocattoli ogni genitore ha le proprie regole, e da che mondo è mondo c’è chi concede di più e chi meno, chi lesina e chi abbonda, chi demonizza e chi pensa che tanto se non dai l’okay alla borsa delle Winxx oggi, dovrai fare i conti con un look da velina domani. Parlo invece dell’atteggiamento, quasi della necessità, che molti genitori hanno oggi nel considerare già grandi i propri bambini.

Non c’è niente di male nel dormire da un amichetto, ma quando diventa un evento normale già in tenera età, mi chiedo se ai nostri bambini stiamo togliendo il gusto della conquista dell’indipendenza. E’ bello studiare una lingua all’estero, ma vivere un intero mese a 11-12 anni da soli in un paese straniero non rischia di responsabilizzare troppo un bambino, o al contrario di fargli perdere il senso del limite di quello che è consono alla sua età? Farne delle personcine autonome e responsabili ancora negli anni in cui frequentano la scuola elementare, non è un piccolo furto di infanzia?

Insomma, non staremo perdendo energie in una corsa controvento che toglie pesi dalle nostre spalle di genitori (ti ho fornito tutti gli strumenti per farcela, ora non dare la colpa a me se arranchi) ma che li scarica su quelle ancora fragili dei nostri figli?

Ps Ho chiesto per gioco ai miei due bambini se sarebbero felici di corerre all’aeroporto, salire su un aereo e volare a New York. Mi hanno risposto seri che preferirebbero andare prima ai gonfiabili… So che è stupido, ma per una frazione di secondo mi sono sentita felice

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