Per la cura dei più piccoli è necessario un percorso che coinvolga
genitori e insegnanti. Lo scopo è quello di aiutare le figure educative a
riconoscere i sintomi dell'iperattività, legati anche a disturbi
dell'attenzione di Angela Dassisti
Come è stato delineato
nella prima parte di questo articolo, il Disturbo da Deficit
dell’Attenzione e dell’Iperattività (ADHD, Attention Deficit and
Hiperactivity Disorders), si caratterizza per la presenza di difficoltà
in tre aree specifiche: attenzione, iperattività e impulsività. In base
all’intensità e alla presenza delle tre componenti abbinate fra loro è
possibile distinguere alcuni sottotipi con una problematicità specifica
relativa ad ognuna di esse. In particolare, è stato specificato in
precedenza che non è possibile effettuare una diagnosi prima dei 7 anni
di età, come accade comunemente per altre patologie; tuttavia si
osservano dei precursori abbastanza frequenti, ampiamente descritti in
letteratura, la cui presenza viene rilevata durante il colloquio
clinico.
Sin dal primo anno di vita, ad esempio i bambini,
soprattutto gli iperattivi, tendono ad avere un sonno piuttosto
frammentario, caratterizzato da sonnellini brevi e difficoltà
all’addormentamento che si riscontrano anche durante l’età adulta.
Crescendo, i bambini sembrano discontinui: passano frequentemente da un
gioco all’altro dedicando poco tempo ad attività monotone. Nel corso di
attività particolarmente stimolanti e veloci, invece, non sembrano
manifestare alcuna difficoltà attentiva, al contrario non riescono a
staccarsene e spesso è necessario l’intervento dell’adulto perché queste
si concludano.
Con l’ingresso a scuola, inoltre, è
possibile osservare l’interazione con i coetanei e con l’insegnante, che
alle volte appare inficiata dall’impulsività nel comportamento e dalla
tendenza di questi bambini ad accentrare l’attenzione su di sé, nel bene
e nel male. Manifestare queste caratteristiche non significa,
naturalmente, avere un ADHD, ma possono rappresentare dei campanelli
d’allarme, soprattutto quando incidono sull’affaticamento e la qualità
della prestazione del bambino. Ancora è importante ribadire che le
difficoltà attentive, l’iperattività e l’impulsività, sono presenti
anche in altre patologie oltre l’ADHD, in quel caso la diagnosi si
dirige in un'altra direzione. Infatti le difficoltà attentive si
osservano anche in bambini che presentino un disturbo uditivo, un
disturbo di linguaggio, una difficoltà di apprendimento o abbiano
specifiche diagnosi (ad esempio sindromi genetiche, epilessia, autismo).
Molto spesso l’ADHD coesiste
con disturbi psicopatologici, che si rendono manifesti nel
comportamento di queste persone: irascibili, impulsive, pronte a
scattare, ma anche provocatorie, oppositive, talvolta ansiose; quasi
sempre intelligenti, molto sensibili e generose.
per saperne ancora di più ..... http://www.romasette.it/modules/news/article.php?storyid=7909
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