Scusate se vi disturbo, ma è importante sapere...Il Signore Gesù ci
Avanza il progetto choc di eliminazione dei nascituri "difettosi"
Niente Down in Danimarca
Quando è la follia ad essere perfetta
Nel suo prometeico tentativo di diventare una "società perfetta", la
Danimarca sembra procedere a tappe forzate nel progetto di eliminare
tutti i soggetti affetti dalla sindrome di Down. Nel 2004 il governo
danese ha impresso una possente spinta a questa battaglia eugenetica
offrendo la possibilità di ricorrere gratuitamente alle diagnosi
prenatali per l'identificazione, e la conseguente eliminazione a
mezzo
aborto, dei nascituri "difettosi".
L'obiettivo pare sia quello di raggiungere il primato di unico Paese
al mondo «Down Syndrome Free». Esiste anche una data entro cui
realizzare il sogno: il 2030.
A rivelarlo è stato, sul finire di quest'anno, un articolo del
giornalista Nikolaj Rytgaard apparso sul quotidiano danese
Berlingske,
con l'inquietante affermazione che «presto nascerà l'ultimo bambino
danese affetto dalla sindrome di Down».
Se si considera, poi, che il mezzo da utilizzare per entrare nel
Guinness dei primati è l'eliminazione fisica dei feti rischia di
apparire alquanto sinistra l'entusiastica definizione di «impresa
davvero straordinaria» data al progetto da Niels Uldbjerg,
professore
di Ginecologia e ostetricia all'Università di Aarhus. È l'eterna
tentazione dell'uomo di raggiungere la perfezione senza Dio. Un
sogno
che è destinato come la storia dimostra sempre a trasformarsi in
incubo.
Quel campione di realismo cristiano che fu Agostino d'Ippona l'aveva
capito già 1.600 anni fa, quando, nel suo scritto Contra Academicos,
affermava che l'uomo non può essere perfetto se non raggiunge il suo
fine, che è quello di cercare con tutto l'impegno la verità di Dio.
Ma
spiegava pure che per quanto l'uomo cerchi di essere perfetto, è
tuttavia destinato a restare sempre "umanamente uomo": «Perfectum,
sed
tamen hominem».
Tornando al tentativo danese, risulta difficile sottrarsi a qualche
interrogativo.
Siamo davvero sicuri che possa considerarsi migliore una società
composta da esseri umani geneticamente perfetti, in cui non ci sia
più
bisogno di sperimentare alcun sentimento di amore, di carità, di
solidarietà nei confronti di soggetti deboli e indifesi, nella quale
non sia più necessario comprendere e accogliere chi appare
fisicamente
diverso? In assenza di un valore etico, su cosa si fonda il criterio
per stabilire chi debba far parte della razza geneticamente
superiore
autorizzata a eliminare quella geneticamente inferiore? Chi
determina
i requisiti per ammettere una persona nella 'società perfetta'? E
chi
garantisce i limiti di quei requisiti? Chi può escludere, ad
esempio,
che il prossimo passo in Danimarca non sia l'eliminazione dei
nascituri affetti da diabete, da malattie cardiache, da cecità...?
Siamo proprio sicuri che per raggiungere la perfezione occorra far
prevalere la logica spartana del Monte Taigeto rispetto
all'esortazione evangelica di amare il prossimo come se stessi?
Molti hanno avuto la fortuna di ascoltare all'ultimo Meeting di
Rimini
la toccante testimonianza di Clara Gaymard, la figlia di Jérôme
Lejeune, scopritore della sindrome di Down, detta anche trisomia 21.
Parlando dei propri ricordi personali, Clara ha raccontato che un
giorno un ragazzo trisomico di dieci anni si presentò allo studio di
suo padre, piangendo convulsamente. La mamma di quel ragazzo spiegò
che il figlio aveva visto un dibattito in televisione, in cui si
discuteva della possibilità di eliminare i nascituri affetti da
sindrome di Down. Il ragazzo gettò le braccia al collo di Lejeune,
supplicandolo: «Dottore, vogliono ucciderci tutti; la prego ci
protegga, siamo troppo deboli, non sappiamo farlo da soli!». Fu da
allora che Lejeune decise di dedicare la sua vita alla difesa di
quelle fragili esistenze. Oggi Lejeune, purtroppo, non c'è più. Ma
gli
sterminatori di quelli che lui definiva «i miei piccoli» sono ancora
in circolazione, e invocano sempre lo stesso pretesto: la
realizzazione di una società perfetta.
Quella in cui, ovviamente, oltre all'imperfezione umana dev'essere
bandito
Dio.
Gianfranco Amato
5 gennaio 2012 - Avvenire
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