giovedì 27 gennaio 2011

27 gennaio 1945 il giorno della liberazione dei prigionieri di Auschwitz, data simbolo della Shoah.
E dell'orrore da non dimenticare.
Ricordare. Ricordare. Ricordare. Non arrendersi all'oblìo. Al potere anestetizzante degli anni che passano.
"Auschwitz è una frattura tra l'uomo e la storia così profonda da imporre persino, come afferma il filosofo Hans Jonas, un nuovo concetto di Dio".
Pensare al male significa interrogarsi sul silenzio di Dio: di qui le riflessioni amare e gli interrogativi che hanno scosso le coscienze dei credenti (come ha potuto Dio permettere tanto male?): “ Di fronte al male è pur sempre quel Dio di bellezza, amore e potenza a venir chiamato in giudizio (Elie Wiesel); “Dio è buono e impotente di fronte al Male e perciò è più che mai bisognoso dell’aiuto dell’uomo!
Se una risposta non è possibile, legittima è la speranza. Finché un solo uomo pensa , legge o s'informa, la rimozione è bandita. Perché la storia dell'Olocausto altri non è che la nostra storia e racconta tutto di noi, dalla forza che mai immaginiamo di possedere giù fino agli abissi della miseria morale, al silenzio anche quando si sa che fa male, all'indifferenza che ci porta a negare l'evidenza.

E qui di seguito, l'esperienza diretta che i miei due ragazzi Emilia e Andrea hanno vissuto l'anno scorso salendo sul "treno della memoria"
I sorrisi si spengono una volta ad Auschwitz e a Birkenau due dei lager dell'olocausto, per un ritorno alla realtà spensierata, ma carica di consapevolezza



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