mercoledì 18 maggio 2011

Mangiare carote non «abbronza», però allunga la vita


Nuovi dati su un nutriente finora ancora poco valutato: gli effetti di «beta» ma anche «alfa» carotene

Le carote allungano la vita
MILANO- La parola "carotenoidi" richiama subito alla mente il beta carotene; c’è però un altro componente di questa famiglia, meno noto e studiato ma non meno importante, che merita attenzione: l’alfa carotene. L’alfa carotene ha una struttura chimica simile al beta carotene e, come questo, è contenuto in particolare nelle carote (come quelle novelle che possiamo gustare in questa stagione), ma anche in piselli, fagiolini, zucca, broccoli, albicocche e altri tipi di frutta e ortaggi.

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A richiamare l’attenzione su questo carotenoide è uno studio, pubblicato da Archives of Internal Medicine, condotto dai ricercatori del Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta (USA) . In questa ricerca, più di 15 mila adulti arruolati in un vasto studio di sorveglianza (Third National Health and Nutrition Examination Survey), sono stati sottoposti, all’inizio, a una valutazione medica e al prelievo del sangue, poi sono stati seguiti per 12-18 anni. I livelli plasmatici di alfa carotene sono risultati inversamente associati con il rischio di mortalità per tutte le cause e in particolare per malattia cardiovascolare e tumore (anche dopo aver considerato variabili quali l’età e lo stile di vita). Del resto, l’alfa carotene (i cui livelli nel sangue sono fortemente associati con il consumo totale di frutta e verdura e, in particolare, di carote e altri ortaggi da radice) è un potente antiossidante capace di contrastare i radicali liberi coinvolti nell’insorgenza di molte malattie croniche; inoltre, in studi condotti in laboratorio si è dimostrato più efficace del beta carotene nell’inibire la crescita di alcune cellule tumorali. Quest’ultima ricerca, quindi, oltre ad essere è un’ulteriore conferma dell’importanza della verdura e della frutta nella dieta, suggerisce la necessità di approfondire il ruolo di questo carotenoide finora poco considerato.

A proposito del più famoso beta carotene, invece, è proprio vero che favorisce l’abbronzatura? «Il beta carotene è spesso considerato tra gli abbronzanti, ma in realtà non è così — smentisce Marcello Monti, responsabile di Dermatologia dell’Istituto clinico Humanitas di Milano —. Innanzitutto, non protegge dai raggi solari, perché si deposita nel derma e non nell’epidermide, che è la parte più esterna della pelle, la più colpita dai raggi UV. Anche se ingeriamo grandi quantità di betacarotene e diventiamo un po’ arancioni, quindi, subiamo ugualmente i danni solari. È dunque sbagliato considerare il beta carotene come un abbronzante, ruolo invece ricoperto dalla melanina».

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