martedì 10 gennaio 2012

Psicologia: Bambini iperattivi: strategie di intervento

Per la cura dei più piccoli è necessario un percorso che coinvolga genitori e insegnanti. Lo scopo è quello di aiutare le figure educative a riconoscere i sintomi dell'iperattività, legati anche a disturbi dell'attenzione di Angela Dassisti

Come è stato delineato nella prima parte di questo articolo, il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e dell’Iperattività (ADHD, Attention Deficit and Hiperactivity Disorders), si caratterizza per la presenza di difficoltà in tre aree specifiche: attenzione, iperattività e impulsività. In base all’intensità e alla presenza delle tre componenti abbinate fra loro è possibile distinguere alcuni sottotipi con una problematicità specifica relativa ad ognuna di esse. In particolare, è stato specificato in precedenza che non è possibile effettuare una diagnosi prima dei 7 anni di età, come accade comunemente per altre patologie; tuttavia si osservano dei precursori abbastanza frequenti, ampiamente descritti in letteratura, la cui presenza viene rilevata durante il colloquio clinico.

Sin dal primo anno di vita, ad esempio i bambini, soprattutto gli iperattivi, tendono ad avere un sonno piuttosto frammentario, caratterizzato da sonnellini brevi e difficoltà all’addormentamento che si riscontrano anche durante l’età adulta. Crescendo, i bambini sembrano discontinui: passano frequentemente da un gioco all’altro dedicando poco tempo ad attività monotone. Nel corso di attività particolarmente stimolanti e veloci, invece, non sembrano manifestare alcuna difficoltà attentiva, al contrario non riescono a staccarsene e spesso è necessario l’intervento dell’adulto perché queste si concludano.

Con l’ingresso a scuola, inoltre, è possibile osservare l’interazione con i coetanei e con l’insegnante, che alle volte appare inficiata dall’impulsività nel comportamento e dalla tendenza di questi bambini ad accentrare l’attenzione su di sé, nel bene e nel male. Manifestare queste caratteristiche non significa, naturalmente, avere un ADHD, ma possono rappresentare dei campanelli d’allarme, soprattutto quando incidono sull’affaticamento e la qualità della prestazione del bambino. Ancora è importante ribadire che le difficoltà attentive, l’iperattività e l’impulsività, sono presenti anche in altre patologie oltre l’ADHD, in quel caso la diagnosi si dirige in un'altra direzione. Infatti le difficoltà attentive si osservano anche in bambini che presentino un disturbo uditivo, un disturbo di linguaggio, una difficoltà di apprendimento o abbiano specifiche diagnosi (ad esempio sindromi genetiche, epilessia, autismo).

Molto spesso l’ADHD coesiste con disturbi psicopatologici, che si rendono manifesti nel comportamento di queste persone: irascibili, impulsive, pronte a scattare, ma anche provocatorie, oppositive, talvolta ansiose; quasi sempre intelligenti, molto sensibili e generose.
per saperne ancora di più ..... http://www.romasette.it/modules/news/article.php?storyid=7909

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