giovedì 28 febbraio 2013

mercoledì 27 febbraio 2013

e il giorno dopo?

SENZA PAROLE

domenica 24 febbraio 2013

sabato 23 febbraio 2013

Adam and Dog

e fu fedeltà al primo sguardo!

martedì 19 febbraio 2013

Una rilettura originale del libro di Collodi

Trama Pinocchio

http://cinema-tv.corriere.it/film/pinocchio/07_52_54.shtml
Il falegname Geppetto si costruisce un burattino da un ciocco di legno e lo chiama Pinocchio. Non appena però gli mette le gambe, il burattino scappa in strada e viene afferrato da due carabinieri che poi, non capendo il perché della fuga, arrestano Geppetto e lo portano in prigione. Pinocchio, rientrato in casa, incontra il Grillo-parlante che lo rimprovera per il suo cattivo comportamento. Il burattino, per tutta risposta, lo schiaccia contro il muro e si mette a dormire davanti al camino: il fuoco gli brucia i piedi e Geppetto, liberato dai carabinieri, glieli ricostruisce.

Alaska: sci estremo, dentro e fuori da un edificio abbandonato


L'atroce fine dei visoni da pellicciaNutriti con un tubo, uccisi in camera a gas

Costretti a mangiare poltiglia, poi ammazzati a centinaia dentro un frigorifero collegato allo scarico di un trattore 

 Decine di migliaia di visoni chiusi in gabbie piccole e strette, allevati in maniera intensiva per poi essere uccisi e trasformati in pellicce da indossare. Con queste scioccanti immagini è andato in onda ieri sera l’ultimo servizio di Edoardo Stoppa, l’inviato «Fratello degli Animali» di «Striscia la notizia», che ha voluto documentare le orribili condizioni di tante vite predestinate a una morte certa in nome dell’abbigliamento.

LAVORO INVESTIGATIVO - A supportare Stoppa e il suo staff in questo delicato lavoro di inchiesta c’erano ancora una volta «Nemesi Animale» ed «essereAnimali», associazioni italiane che da diversi anni si battono per le libertà e la salvaguardia dei diritti degli animali. Sono stati loro che, attraverso un minuzioso lavoro di investigazione durato oltre un anno e mezzo, hanno censito e documentato la situazione degli ultimi sedici allevamenti di animali da pelliccia sopravvissuti in Italia. «Con questo lavoro abbiamo voluto far sì che ogni persona che indossi oggi una pelliccia possa rendersi conto delle sofferenze inutili a cui sono stati sottoposti dei poveri animali innocenti, colpevoli soltanto di essere dotati di un pelo che ancor oggi attrae molti produttori di vestiti», hanno commentato gli attivisti delle due associazioni.
FILMATO SULLE CRUDELTÀ - Il filmato trasmesso da «Striscia la notizia» e che Corriere.it presenta in esclusiva nella sua forma integrale (GUARDA), mostra in tutta la sua crudeltà il modo con cui vengono allevati i visoni negli stabilimenti intensivi, dove a nutrirli è un tubo che esce da un trattore e che attraverso la rete metallica delle gabbie somministra loro una poltiglia di carne che in centinaia debbono contendersi per sfamarsi.
NELLA CAMERA A GAS - Quello stesso tubo si trasformerà poi nel loro boia: giunto il momento di abbatterli, centinaia alla volta, vengono stivati all’interno di un vecchio frigorifero, collegato direttamente allo scarico del trattore così da farlo diventare una vera e propria camera gas, ultimo atto di un dramma scritto fin dall’inizio. “Il nostro auspicio è che l’Italia possa prendere esempio dall’Olanda, l’ultima nazione che – accodandosi a molte altre – ha deciso di vietare sul proprio territorio nazionale l’attività di allevamenti di questo tipo», hanno fatto sapere da «Nemesi Animale» ed «essereAnimali».

lunedì 18 febbraio 2013

Pillole


“Il modo migliore per allietare te stesso è cercare di rallegrare qualcun altro”.
Mark Twain (pseudonimo di Samuel Langhorne Clemens, 1835 – 1910)


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P.Sandro Curotti, cs.

domenica 17 febbraio 2013

venerdì 15 febbraio 2013

Il marcio e il caos

  • Corriere della Sera >Editoriali >Il marcio e il caos                                                                   Forse il Consiglio superiore della Magistratura dovrebbe disporre un'indagine statistica per accertare se questa storia della giustizia a orologeria è vera o no. Se è vero, cioè, che in momenti politici particolarmente delicati, come una campagna elettorale, l'attivismo delle procure si intensifica e gli ordini di custodia cautelare fioccano. Certo è che negli ultimi giorni il tintinnar di manette si è sentito, eccome. Ma è provenuto da luoghi così distanti tra loro e per inchieste così diverse l'una dall'altra che è difficile credere all'ipotesi della «manona giudiziaria» di cui ha parlato Silvio Berlusconi. Più che al disegno intelligente di un deus ex machina che manovra dall'alto le inchieste, sembra piuttosto di assistere a un vero e proprio caos organizzato, all'incrociarsi casuale ma micidiale delle tre debolezze del sistema-Italia: una corruzione dilagante, una politica declinante, una giustizia debordante
  • La corruzione dilagante è sotto gli occhi di tutti. C'è del marcio in Italia, e questo è un fattore killer per la nostra economia. I capitali esteri non arrivano anche perché sanno che da noi si paga il pizzo, la tangente, la mancia; che si può essere scavalcati da un concorrente solo perché gioca sporco; che la trasparenza nei confronti del mercato non è la Bibbia del nostro capitalismo di relazioni (è con l'accusa di comunicazioni truffaldine e aggiotaggio che è stato arrestato ieri il finanziere Alessandro Proto). Il coinvolgimento contemporaneo di tre grandi aziende come Monte dei Paschi, Eni e Finmeccanica in vicende nelle quali la governance è sotto accusa, depone male per il Paese non meno del debito pubblico. La domanda che circola nel mondo è: ci si può fidare di voi? È un costo in più del rischio-Italia. La corruzione è così dilagante che talvolta rischiamo di perseguire come tale anche ciò che altrove è considerato solo lobbismo, dandoci ulteriormente la zappa sui piedi. Il confine è molto sottile, ma i nostri magistrati dovrebbero seguire il criterio dell'applicazione «ragionevole» della norma, suggerito più volte dalla Consulta. La politica declinante è invece lo sfondo di questo giudizio universale. Un regime politico al tramonto è la riserva di caccia ideale per gli inquirenti, perché le loro prede perdono protezione e spesso anche lucidità. Fu così anche nel crollo della Prima Repubblica: prima venne la vittoria elettorale della Lega, che mandò in tilt il sistema, e solo dopo le inchieste di Tangentopoli, che gli assestarono il colpo di grazia. Quel che oggi accade a Finmeccanica, il cui capo azienda è stato arrestato, allora toccò all'Eni con i quattro mesi di carcerazione preventiva per Gabriele Cagliari, finiti con un tragico suicidio. Se allora fu l'emergere della Lega a consentire ai magistrati di attaccare un feudo del potere socialista, oggi è il declinare della Lega a lasciare Orsi privo della protezione che l'aveva portato fino alla guida del gruppo.
    In ogni caso, non c'è speranza di pulizia finché i vertici di grandi aziende con proiezione internazionale verranno scelti dalla politica per motivi politici. Si è visto a sinistra con il Monte dei Paschi di Siena, una banca gestita di fatto dal Pds-Ds-Pd. Si vede ora a destra con Finmeccanica, basta leggere come fu scelto il vertice secondo la testimonianza di uno dei papabili: «Letta e Berlusconi erano per la mia nomina, Tremonti non era in disaccordo, solo la Lega spingeva per Orsi...». Il quale Orsi, appena nominato, provvide subito a spostare la sede legale di Alenia Aermacchi da Pomigliano d'Arco al Varesotto, terra natale di Maroni.
    Infine c'è la giustizia debordante, antico male italiano che non sembra essere stato in alcun modo curato in questi vent'anni in cui pure la politica ha molto strepitato contro la magistratura. Innanzitutto c'è un uso disinvolto, insistito e spesso spettacolare della custodia cautelare. È difficile non chiedersi perché per inchieste che duravano da mesi (Finmeccanica e Monte Paschi), o per personaggi noti come Massimo Cellino e Angelo Rizzoli, si sia resa improvvisamente indispensabile la privazione della libertà personale. L'impressione è che la lentezza del sistema giudiziario stia convincendo più di un magistrato che l'unica condanna ottenibile sia quella dell'opinione pubblica, e che il mandato di cattura venga talvolta usato come una sentenza. A questo si aggiunge un sistema mediatico che sempre meno fa differenza tra sospetti e prove, un pubblico eccitabile che chiede giustizieri invece che giustizia, e uno star system che sempre più proietta le toghe celebri in politica. È un corto circuito che innesca un populismo giudiziario non meno pernicioso del populismo politico. Il quale, a dieci giorni dalle elezioni, sentitamente ringrazia.
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mercoledì 13 febbraio 2013

Mercoledì delle ceneri

......buon mercoledi delle ceneri e buona quaresima ! P.Sandro.
 
 
L'origine del Mercoledì delle ceneri è da ricercare nell'antica prassi penitenziale. Originariamente il sacramento della penitenza non era celebrato secondo le modalità attuali. Il liturgista Pelagio Visentin sottolinea che l'evoluzione della disciplina penitenziale è triplice: "da una celebrazione pubblica ad una celebrazione privata; da una riconciliazione con la Chiesa, concessa una sola volta, ad una celebrazione frequente del sacramento, intesa come aiuto-rimedio nella vita del penitente; da una espiazione, previa all'assoluzione, prolungata e rigorosa, ad una soddisfazione, successiva all'assoluzione".

La celebrazione delle ceneri nasce a motivo della celebrazione pubblica della penitenza, costituiva infatti il rito che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina del giovedì santo. Nel tempo il gesto dell'imposizione delle ceneri si estende a tutti i fedeli e la riforma liturgica ha ritenuto opportuno conservare l'importanza di questo segno.

La teologia biblica rivela un duplice significato dell'uso delle ceneri.

1 - Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell'uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere..." (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: "Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere" (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell'uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27).

2 - Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: "I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere" (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: "Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore" (Gdt 4,11).

La semplice ma coinvolgente liturgia del mercoledì delle ceneri conserva questo duplice significato che è esplicitato nelle formule di imposizione: "Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai" e "Convertitevi, e credete al Vangelo". Adrien Nocent sottolinea che l'antica formula (Ricordati che sei polvere...) è strettamente legata al gesto di versare le ceneri, mentre la nuova formula (Convertitevi...) esprime meglio l'aspetto positivo della quaresima che con questa celebrazione ha il suo inizio. Lo stesso liturgista propone una soluzione rituale molto significativa: "Se la cosa non risultasse troppo lunga, si potrebbe unire insieme l'antica e la nuova formula che, congiuntamente, esprimerebbero certo al meglio il significato della celebrazione: "Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai; dunque convertiti e credi al Vangelo".

Autore:
Enrico Beraudo

lunedì 11 febbraio 2013

L'ora 0

Tante le parole che oggi ho ascoltato, anche chi non sa parla..., ma c'è stata una voce semplice di una piccola suora che ha detto: solo il Papa e Dio sanno veramente come stanno alle cose!

sabato 9 febbraio 2013

L'Ordine di Malta compie 900 anni

Parcheggio a San Pietro - Le celebrazioni del 900° anniversario dal riconoscimento papale dell'Ordine di Malta sono diventate l'occasione per trasformare piazza S. Pietro in un gigantesco parcheggio, come certifica il pass esposto da questa autovettura. Per il millenario possiamo aspettarci di vedere S. Pietro trasformato in basilica «drive-in»? (foto e testo del lettore Paolo Cerino)

"Eravamo noi quelli che abbiamo invaso S.Pietro" dice Rossano sempre e comunque ancora tra i volontari dell'Ordine di Malta!

venerdì 8 febbraio 2013

La traiettoria


Non sappiamo più educare?

Scuola Genitori: tre noti specialisti anticipano i temi delle loro «lezioni» nella Sala della Provincia

Genitori nella sala della Provincia in via CorridoniGenitori nella sala della Provincia in via Corridoni
MILANO - La sala della Provincia, in via Corridoni, 530 posti, era piena. Sul palco, però, non c'erano vip o personaggi dello spettacolo, ma un pedagogista piacentino, Daniele Novara, che gira l'Italia con un format speciale: «la Scuola Genitori». L'idea di «riportare» sui banchi di scuola mamme e papà serpeggia da tempo in Europa. Grande clamore, lo scorso anno, per i corsi di «parenting» fortemente voluti da David Cameron, primo ministro del Regno Unito, che con flemma britannica aveva sottolineato: «È ridicolo che si passino ore e ore a imparare a guidare o a usare un computer e quando si ha un figlio si debba improvvisare. Si può e si deve insegnare anche ad essere buoni genitori».

Gli errori educativi delle nuove generazioni di mamme e papà sono un tasto dolente. Novara rivela di aver pensato a una scuola «niente compiti né lavagna, solo incontri con specialisti» dopo alcuni sondaggi realizzati dal suo istituto, il Centro Psicopedagogico per la Pace e la Gestione dei Conflitti. Lo scenario emerso dalle risposte era desolante: bambini ancora nel lettone fuori tempo massimo, in prima elementare; bambini di cinque anni che cenano davanti alla televisione; bambini incapaci di restare in silenzio mentre parlano gli adulti. «Negli ultimi dieci anni si è creato un default educativo - dice - bisogna correre ai ripari».

Dopo Bergamo, Cuneo, Genova, l'Alto Garda, il percorso di orientamento «Scuola Genitori- Fare squadra per educare i figli» è approdato, per la prima volta, anche a Milano. Il calendario, dopo l'avvio di Daniele Novara, prevede tre incontri, uno al mese da febbraio ad aprile. In cattedra tre fra i più noti esperti di psicologia infantile: Silvia Vegetti Finzi, Gustavo Pietropolli Charmet, Fulvio Scaparro.

Il primo appuntamento, con Silvia Vegetti Finzi, è il prossimo giovedì. Tema della serata: «I figli tirannici: istruzioni per l'uso». «Oggi la famiglia ha poco tempo per stare insieme, si disperde dopo la prima colazione e si ritrova solo di sera - racconta la psicologa - Il tempo diventa così prezioso che si rinuncia ad educare, a dire no, a spiegare. Una scorciatoia per evitare musi lunghi e discussioni, ma che mette, di fatto, tutti i membri della famiglia su uno stesso piano». Il risultato? Piccoli che crescono spaesati, senza l'idea del cosa è giusto fare e cosa no, non abituati alla disciplina e quindi in difficoltà appena varcano la soglia della scuola. La soluzione? «Semplice: i genitori devono essere autorevoli, le regole ci vogliono. Poche e non contraddittorie. E se vengono trasgredite ci vuole la sanzione, proporzionata al fatto commesso e all'età. Senza queste sponde, che contengono l'ansia e danno sicurezza, si lascia campo libero all'onnipotenza infantile. Che, dilagando, genera tirannia».

La nuova figura paterna, così distante da quella autoritaria di poche generazioni fa, è al centro dell'incontro «La funzione del padre nei compiti evolutivi dei figli» condotto dallo psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet il 7 marzo. «Ci sono papà molto accudenti ma poco normativi - sottolinea subito lo specialista - La qualità della relazione è alta, ma la morbidezza eccessiva non fornisce ai figli la mappa regolativa del vivere. Si sono liberati dai modelli del passato ma faticano ancora a sviluppare un'azione educativa sicura». Sotto i riflettori anche gli ideali eccessivi. «Sul figlio così amato e valorizzato - sostiene - il rischio di una proiezione elevata è molto alto. Il risultato appare durante l'adolescenza: le aspettative non corrisposte provocano delle grandi fragilità».

Il 4 aprile, infine, Scuola Genitori porta tra i banchi il tema del progetto educativo che non deve interrompersi dopo una separazione. Il concetto è chiaro: «mamma e papà» è per sempre. A parlarne sarà Fulvio Scaparro, lo psicoterapeuta che ha diffuso in Italia la mediazione familiare. «Conflittualità molto aspre mettono a dura prova la possibilità di riconoscersi ancora nelle reciproche funzioni educative - ammette - Ma i compiti genitoriali rimangono, anche se l'amore finisce. Il rancore va superato, attivando nuove risorse, per evitare di travolgere i figli che necessitano di sicurezza e continuità».

Mamme e bambini, questione di gioco

Le donne che lasciano maggiore libertà ai figli, dando spazio alla fantasia, hanno con loro un rapporto più affettivo

MILANO - Imporre regole dettate dall'alto, dare ordini e provare a giocare in modo adulto con i propri figli abbondando un po' troppo in razionalità potrebbe influire sul rapporto genitore-bambino: lo dice una nuova ricerca americana, svolta dagli psicologi dell'Università del Missouri, che ha indagato sulle modalità di gioco tra le mamme e i loro bambini, a partire da un anno di età, fino all'ultimo anno di asilo. In quel delicato mondo del gioco, in cui i piccoli costruiscono la loro personalità, lasciano emergere paure e sentimenti contrastanti per rielaborarli, un intervento troppo duro e direttivo nuoce all'affettività del rapporto. QUANDO UN GIOCO È BELLO - Sull'importanza del giocare dei piccoli da soli o in compagnia per sviluppare la propria interiorità, per imparare a socializzare, ma anche sul ruolo fondamentale del gioco per costruire un rapporto con i genitori ed educare, si è detto e scritto molto. Ancora però in pochi avevano indagato sulla lettura che i bambini traggono dai comportamenti tenuti dalle mamme in questi momenti di confronto attraverso la fantasia, il "campo di lavoro" preferito dei piccolissimi. Per questo motivo, gli psicologi americani hanno analizzato video di mamme alle prese coi loro figli in momenti ludici a 1, 2, 3 e poi 5 anni di età. Memorizzando e analizzando i loro comportamenti, e confrontandoli poi con i sentimenti dei bimbi nei confronti dei genitori, per esempio verificandone poi la fiducia, l'affettività, la propensione alla ricerca di coccole e di sicurezza nel proprio genitore.
MAMME SEVERE, MAMME ANAFFETTIVE - Nella maggioranza dei casi studiati dalla ricerca, i bambini creano un miglior rapporto con quelle mamme che, nel momento del gioco, lasciano che fantasia e creatività dei piccoli abbiano la meglio. Incoraggiando anche la sperimentazione e piegandosi, in un certo senso, alle regole seppur strampalate inventate dalla prole. Mentre i problemi nascono con quei figli le cui madri impongono regole di gioco severe, ancor peggio se a questo si dimentica di accompagnare un atteggiamento dolce e comprensivo. Gli esempi vanno dalle regole complicate di un gioco di società a gesti banali, come quelli di una mamma che dice al figlio che no, il cavallo inserito nella fattoria non deve entrare dal tetto ma dal portone. Nel mondo dei piccoli, in cui il gioco è una cosa seria, divieti e rigidità possono essere vissuti come tentativi di controllo e mancanze di amore. Per questo i figli e le figlie di mamme rigide hanno mostrato scarso attaccamento, rabbia, aggressività nei confronti del genitore.
AD OGNI PAESE LA SUA MAMMA - La stessa ricerca ha anche trovato differenze nei comportamenti delle mamme a seconda dell'origine: in generale, nel primo anno di età le mamme afro-americane si sono dimostrate le più rigide nel gioco, seconde le mamme latino-americane e terze quelle di origine europea. La situazione però pare livellarsi col passare degli anni: a 5 anni infatti tutte le mamme i cui comportamenti sono stati studiati hanno mostrato maggiore duttilità nel trattare i figli. E la stessa mamma che al bimbo di un anno vietava di toccare i fornelli (finti) dicendogli che si poteva bruciare, a 5 anni lasciava il suo piccolo "chef" improvvisare e rischiare sui fuochi.

giovedì 7 febbraio 2013

Scoperto il più grande numero primo, ha 17 milioni di cifre

Ha anche la particolarità di appartenere a uno specifico gruppo di numeri primi: quelli di Mersenne

Francobollo emesso dal Liechtenstein nel 2004 dedicato al 39mo numero primo di MersenneFrancobollo emesso dal Liechtenstein nel 2004 dedicato al 39mo numero primo di Mersenne
La comunità scientifica brinda a una nuova scoperta. È stato trovato un nuovo numero primo, e non uno qualsiasi, ma il più grande e per giunta un numero primo di Mersenne, particolarmente rari. A trovarlo è stato il professor Curtis Cooper dell'Università del Missouri, all'interno di un progetto avviato diciassette anni fa e denominato Great Internet Mersenne Prime Search (Gimps), che utilizza i computer messi a disposizione dai volontari per elaborare calcoli su un algoritmo sviluppato dall'ex Apple Richard Randall nel 1990 e liberamente scaricabile. Il numero è così lungo che a scriverlo con cifre di un centimetro di larghezza coprirebbe la distanza di 170 km. Per questo viene espresso con la formula escogitata dal monaco francese Marin Mersenne nel XVII secolo: 2 (elevato alla potenza di 57.885.161) meno uno. MERSENNE - Mersenne, che frequentò il collegio gesuitico di La Fleche insieme a Cartesio, scoprì una particolare sottoclasse dei numeri primi, quella esprimibile da 2 elevato a potenza (necessariamente un numero positivo e intero) meno uno. Ad esempio 3 – il più piccolo numero primo di Mersenne – è il risultato di 2 alla seconda meno uno. A differenza degli altri numeri primi, quelli di Mersenne sono un sottoinsieme ristrettissimo: quello scoperto da Cooper è solo il quarantottesimo. Il progetto Gimps è in questo momento l'avanguardia della ricerca di questi numeri, e dal 1996 a oggi ne ha svelati quattordici. Il professor Cooper, che per verificare la bontà della propria scoperta ha eseguito un test durato 39 giorni consecutivi, riceverà un premio di 3 mila dollari.
UTILITÀ - La scoperta ha un'importanza innanzitutto teorica. Aumenta la nostra comprensione dei numeri, il che non porterà a ricadute immediate ma è indispensabile per lo sviluppo della conoscenza umana. C'è però anche un'implicazione pratica relativa ai numeri primi in generale e a quelli molto grandi in particolare. Questi numeri vengono utilizzati nei sistemi di crittografia digitale asimmetrica, la più utilizzata in ambito informatico: i dati sono infatti protetti dal prodotto di due numeri primi molto grandi, che costituiscono le chiavi di decifrazione. Se per moltiplicare due numeri composti da centinaia di cifre occorrono pochi millesimi di secondo, per scomporre il risultato nei suoi fattori possono essere necessari anni. Non a caso l'Electronic Frontier Foundation, organizzazione che difende i diritti digitali degli utenti, ha messo in palio 150 mila dollari per chi troverà un numero primo da cento milioni di cifre. Sarebbe uno strumento pressoché infallibile per garantire la privacy delle comunicazioni criptate.

martedì 5 febbraio 2013

Sicurezza in rete dei ragazzi, la giornata mondiale anche in Puglia

Nella regione monitorato 194 siti nel corso del 2012
Seminari e workshop in novanta paesi nel mondo

Polizia postale al lavoroPolizia postale al lavoro
BARI - Anche in Puglia oggi la Polizia postale e delle comunicazioni è impegnata nel «Safer internet day 2013» , giornata dedicata alla sicurezza in rete dei ragazzi che si celebra in novanta paesi. L'iniziativa è co-organizzata dall'Unione europea e si incrocia anche con il progetto «Buono a sapersi» a cura di Google Italia, che prevede workshop nelle scuole sui temi della sicurezza e della privacy on line. POLIZIA POSTALE - «Nel 2012 a Bari e provincia - riferisce in una nota la dirigente del Compartimento della Polizia postale e delle comunicazioni di Bari, Letizia La Selva - è stato effettuato un arresto per pedofilia online, e inoltre nove denunce, 194 siti monitorati, 36 perquisizioni effettuate e quattro siti web pedopornografici inseriti in black list». In Puglia
LE ATTIVITÀ- «Prevenzione e formazione - continua La Selva - sono gli strumenti più efficaci per far sì che i giovani imparino a navigare con prudenza in Internet e per aiutare, allo stesso tempo, i genitori a conoscere i mezzi a loro disposizione per proteggere i figli dai pericoli del web». Obiettivo delle attività di formazione è insegnare ai ragazzi a sfruttare le potenzialità comunicative del web senza correre rischi connessi alla violazione della privacy, altrui e propria, al caricamento di contenuti inappropriati, alla violazione del copyright e all'adozione di comportamenti scorretti o pericolosi per sè o per gli altri.

lunedì 4 febbraio 2013

«Re della terra selvaggia»

La Louisiana vista con gli occhi di una bambina di P. Mereghetti - CorriereTV

Le tue mani ti dicono com'è tutto

Questo è il racconto di una ragazza non vedente. (post preso da "http://spicchidilimone.blogspot.it/" di Paola Limone
"All'età di cinque anni, mia nipote Francesca, nel mostrarmi i suoi magnifici disegni colorati, era convinta che io potessi percepirne anche le tinte attraverso il tatto ed era riuscita a fornire persino una stupefacente giustificazione a questa sua credenza, espressa nella frase: «Le tue mani ti dicono com'è tutto». Si dice che i bambini siano simili ai poeti: di certo, utilizzano le sinestesie come mezzo di esplorazione della realtà attraverso iperboli, metafore e simboli. In realtà il colore è per sua natura impalpabile, per cui, anche se di fatto è possibile sentire al tatto la sottile patina rilasciata da un pastello o le striature della tempera su una tela, non si possono però distinguere le diverse tonalità attraverso i polpastrelli delle dita. L'approccio sinestesico al colore può essere effettuato attraverso l'olfatto, il gusto e l'udito. Scrive infatti Mazzeo: «La fenomenologia del gusto è più vicina all'olfatto che a quella dell'udito; l'udito ha dimensioni comuni probabilmente più con la vista che con il tatto (la percezione a distanza, ad esempio) e così via.» 
Qual è stato il mio personale approccio al colore? Nell'infanzia giocavo continuamente con pennarelli, pastelli, colori a cera e a dita. Mi piacevano l'odore emanato dalle sostanze coloranti, soprattutto degli evidenziatori e dei pennarelli indelebili e amavo toccare l'alone che le matite colorate o i pennarelli lasciavano sulla carta. Ho frequentato le scuole con compagni normovedenti: la legge 517 del 1977 sull'integrazione scolastica era appena stata approvata quando ho iniziato la prima elementare. Credo che la mia insegnante di sostegno considerasse il colore non solo un'esperienza inclusiva con i vedenti, ma anche un modo particolare per sviluppare la mia motricità fine. Infatti mi faceva riempire l'interno di una figura punteggiata con la matita colorata, dovevo stare attenta a non lasciare spazi liberi, a distribuire uniformemente il colore in tutta la superficie. Questo è un esercizio utilissimo per spalmare, rivestire una superficie, esplorare piccoli spazi, non uscire dai margini.
Solo al liceo, però, ho sviluppato consapevolmente la mia idea dei colori, in seguito ad alcune lezioni di educazione artistica sulla distinzione tra colori primari e secondari. Mi sono accorta che studiare e comprendere quella lezione sarebbe stato per me improponibile, se non avessi cercato di associare i colori a qualcosa di più familiare alla mia esperienza. Naturalmente, l'abbinamento non avrebbe dovuto essere casuale, ma affondare le radici in quel già noto che mi derivava da letture, discorsi ascoltati e sensazioni strappate all'inconscio e rimaste per lunghi anni in attesa di essere chiamate per nome. Da allora, la strutturazione di queste associazioni non è mutata di molto ed ha contribuito a fare dei colori una realtà concettuale plastica e icastica nella mia mente, nonché una presenza quotidiana, che a volte mi interroga e a volte mi stimola, come quando scelgo abbinamenti neutri per i vestiti, nel timore di azzardare accostamenti strani o come quando avverto di non poter uscire senza un filo di trucco sul viso, sia pure leggero.
Ecco le personali associazioni che ho elaborato:
  1. NERO: si attacca ruvido alle dita, come il carbone. Sporca come il caffè che qualcuno ti rovescia addosso. Ma è anche elegante: snellisce, crea fascino. Mi ricorda la musica di Nick Cave.
     
  2. BIANCO: soffice neve, che sembra la lana di una coperta morbida, ti scalda d'inverno, attutisce i rumori. Oppure può essere panna, latte, via Lattea, luce diffusa. Io non lo indosserei mai: avrei paura di sporcare la luce, mi sentirei vestita di cristallo, non vorrei compromettere mai la sua compostezza. Mi ricorda la musica di Debussy, un'alternanza di tasti bianchi e neri tra la quinta e la settima ottava del pianoforte.
     
  3. ROSSO: colore barocco, carico di fronzoli e decorazioni, elegantissimo. Ha il sapore e la consistenza pomposa delle caramelle Rossana. Ma è anche il colore dolciastro del sangue, sapore aspro di rivoluzioni e barricate. Anch'io, come lo studioso cieco citato da Locke, lo associo al suono scarlatto della tromba.
     
  4. GIALLO: distese infinite, lunghissime da percorrere in macchina, di girasoli, di spighe mature, di tulipani. Ma è anche il colore della malattia, più ancora che il pallore. Per questo non mi piace, non ne parlo volentieri, lo associo ad un suono assordante.
     
  5. VERDE: odore di menta e di erba, colore che dà sensazione di freschezza, quando la vita rifiorisce dal germoglio. Verde speranza, si dice infatti: simbolo di un nuovo inizio. Colore nostalgico, perché poi sarà destinato a sbiadire. Lo associo alla Primavera di Vivaldi.
     
  6. BLU: preferisco l'azzurro, trovo che il blu sia un po' più lugubre. È una toccata e fuga di Bach, maestosa e solenne, ma non ha la leggerezza cristallina dell'azzurro. Come sapore, sembra una tisana ai mirtilli, che lascia in bocca un gusto intenso, persistente e non sempre gradevole.
     
  7. MARRONE: profumo di resina, di castagne, di tronchi d'albero in un bosco fitto. Mi ricorda l'autunno, una stagione che tanto mi si addice, per la sua ricerca di tepore, intimità e protezione. Del marrone mi piacciono la concretezza, la terrestrità e il pragmatismo: rendere bella l'esistenza sfruttando ciò che offre il presente, anche nelle sue modalità in apparenza più ostili. Lo associo ad un coro di alpini.
     
  8. GRIGIO: colore della cenere di una sigaretta. Sembra impalpabile, a metà tra il bianco e il nero, però rimane, persiste. Parla di paesaggi lontani: "Cielo grigio su / foglie gialle giù". Non posso dire che mi metta di buon umore: mi fa ricordare certe giornate apatiche, cariche di noia, giorni grigi, appunto, in cui si ricorda un passato nostalgico o si aspira a tempi migliori.
     
  9. ROSA: delicatezza per eccellenza. Ho conosciuto una ragazza che portava questo nome, energetica, sprizzante vita: quel nome le stava proprio bene. Impossibile non associarlo all'omonimo fiore e al suo profumo. L'abbinamento rosa-nero, che sembra così contrastante, in realtà mi dà l'idea di un insieme altamente raffinato. Naturalmente lo associo a La vie en rose.
     
  10. VIOLA: non ho mai pensato che porti sfortuna, come asseriscono gli uomini di spettacolo. Lo associo al profumo del fiore, che quando riempie una stanza la fa sembrare persino più grande. Però non mi mette allegria: penso ad una persona che si aggrappa tenacemente alla vita quando sa che dovrà lasciarla. So che alla morte si accompagna il crisantemo, però la viola e il viola per me stanno al confine tra la vita e la morte. Questo colore mi fa pensare all'omonimo strumento ad archi.
     
  11. ARANCIONE: sapendo che nasce dalla mescolanza del giallo con il rosso, dico che mai unione fu più felice! Il rosso ha tolto al giallo quell'alone di aria sbiadita; il giallo ha stemperato parzialmente la protervia del rosso. L'arancione è rugoso, come la buccia d'arancia, poroso come il fungo. Mi è simpatico, porta giovialità e armonia. Per me si accompagna al suono dell'oboe."


domenica 3 febbraio 2013

venerdì 1 febbraio 2013

Le cascate ghiacciate di Taoyuan

Uno spettacolo!!!!

Pillole

“Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito”.
Salmo 34, 19
 
....nella festa della "candelora" cioè della "luce" è consolante sapere che non siamo mai soli anche quando il nostro cuore è ferito.   da P.Sandro.